Renzi ha deciso: addio al Pd dal 20 ottobre

di ETTORE MARIA COLOMBO

Roma, 15 settembre 2019 – C’è la data: il 20 ottobre, decima edizione della Leopolda. C’è, ovviamente, il luogo: Firenze, da dove tutto è partito. E c’è pure il progetto politico: una forza politica “nuova”, di impianto “liberal-democratico”, “riformista e riformatrice”. C’è anche un’ossatura, piccola, ma di tutto rispetto. I comitati civici ‘Azione civile-Ritorno al Futuro’ sono un migliaio, sono sparsi in tutt’Italia, hanno circa 10 mila aderenti e due coordinatori di polso: Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, e Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri.

Manca solo un casus belli, ma, per il resto, Matteo Renzi ha deciso: alea iacta est , il dado è tratto. La scissione («lo scisma» come lo chiama Zingaretti) dal Pd sta per diventare realtà e con tempi assai ravvicinati. Ma – assicura Ettore Rosato usando le parole di Renzi – “qualsiasi cosa accada, noi garantiamo i numeri al governo. Se ce ne andiamo, vogliamo stabilizzare e, anzi, allargare, la maggioranza, non certo restringerla”. Mah, sarà. Anche perché ben due ministre due – la Bonetti, appunto, alle Pari opportunità e Famiglia, e la Bellanova, Agricoltura – “stanno con noi e andrebbero via con noi dal Pd” dicono, sicuri del fatto loro, i renziani. Insomma, conseguenze ce ne saranno.

Vero è che, anche nel Pd di Zingaretti, invece di fare fuoco e fiamme, sembrano tirare un sospiro di sollievo all’idea. L’ideologo del segretario, Goffredo Bettini, spiega: “Se Renzi e un’area liberal-moderata decidessero di tentare un movimento autonomo, non griderei allo scandalo. Essenziale è allearsi nel centrosinistra per battere Salvini”.

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