Bonus per la rottamazione dell’auto e giù il cuneo fiscale: le misure allo studio

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Più agevolazioni per l’energia pulita

I nuovi incentivi per lo svecchiamento del parco auto sono solo un tassello del piano d’azione “verde” del governo. Sarà basato sugli investimenti pubblici, anche per la prevenzione sismica e dei rischi idrogeologici, sulle agevolazioni per quelli privati, ad esempio nelle energie rinnovabili, o la riqualificazione energetica degli edifici, ma anche sui tagli alla spesa “nociva” per l’ambiente e, forse, da una manovra fiscale. Le detrazioni e forse la stessa Iva potrebbero essere rimodulate in funzione ecologica, mentre verrebbero meno alcuni incentivi alle fonti energetiche fossili (valgono 16 miliardi l’anno). Per attuare il piano si conta anche sull’appoggio della Ue. Sia il premier che il ministro dell’Economia hanno chiesto alla Commissione la possibilità di scomputare gli investimenti “verdi” dal deficit.

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Giù il costo del lavoro

Quindici miliardi di tasse in meno in tre anni. Con il taglio del cuneo fiscale e contributivo (la differenza tra il lordo e il netto in busta paga) a favore dei lavoratori il governo punta a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie (e la crescita) e stabilizzare l’occupazione. Lo sgravio sarebbe concentrato sui redditi medio bassi, crescendo fino ai 35 mila euro annui lordi e poi riducendosi fino ad azzerarsi oltre i 50 mila euro. Sarebbe rivolto ai lavoratori dipendenti ed esteso anche agli incapienti, che sono invece tagliati fuori dall’attuale Bonus Renzi. Il nuovo taglio del cuneo potrebbe concretizzarsi in circa 1.500 euro l’anno in più. Con la possibilità che venga erogato in un’unica soluzione, come una quattordicesima, nel mese di luglio.

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Contratti pubblici, fondi da 4 miliardi

Uno dei capitoli più spinosi del confronto governo-sindacati riguarda il rinnovo dei contratti per tre milioni di dipendenti pubblici. Il contratto attuale è scaduto lo scorso 31 dicembre e Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di provvedere con la prossima legge di Bilancio al pieno finanziamento del rinnovo per il triennio 2019-21. Servirebbero circa 4 miliardi. Ieri la neoministra della Pubblica amministrazione, la pentastellata Fabiana Dadone, ha fatto sapere che punta a rafforzare, se non raddoppiare, le risorse per i contratti previsti dall’ultima manovra che, a regime, stanziava 1,8 miliardi. Magari non si arriverà a tanto ma qualcosa dovrà essere appostato nella legge di Bilancio, altrimenti, come ha spiegato Antonio Naddeo, neopresidente dell’Aran, l’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego, le trattative per i nuovi contratti non potranno partire. Ieri al tavolo con Conte i sindacati hanno chiesto anche la regolarizzazione dei precari della scuola, settore per il quale il neoministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è già spinto a promettere, con un’intervista al «Corriere», aumenti di stipendio di 100 euro al mese. Ma solo per questo servirebbero 2 miliardi.

CORRIERE.IT

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