La tassa sui voli vale 137 milioni e irrita le compagnie: paga il turismo
In Europa
L’Italia non sarebbe sola. Dal prossimo anno la Francia farà pagare un’ecotassa sui voli in partenza: 1,5 (in Economy) e 9 euro (in Business) per i viaggi domestici e dentro l’Ue, 3 euro (in Economy) e 18 euro (in Business) per quelli extra-Ue. In Svezia da aprile 2018 l’imposta ambientale arriva fino a 40 euro, mentre in Germania — che intende aumentare da gennaio l’Iva sui biglietti — la «green tax» va da 8 euro (per i voli interni, europei e nel Nord Africa) a 45 euro per le destinazioni oltre i 6.000 chilometri.
I vettori
La proposta del ministro Fioramonti non piace alle compagnie aeree. «Un aumento delle tasse danneggerebbe la concorrenza», spiegano al Corriere da Ryanair, prima compagnia in Italia e nel Vecchio continente. «L’Italia dovrebbe invece diminuirle per favorire la crescita del turismo e creare opportunità di lavoro». «Non riteniamo che questa proposta rappresenti il giusto approccio — risponde un portavoce di easyJet, terzo vettore nel Paese —. In Italia i passeggeri sono già soggetti all’addizionale comunale. Un’ulteriore imposta aumenterebbe il costo dei biglietti e avrebbe un impatto negativo sul turismo e sull’economia». Alitalia e Air Italy preferiscono non commentare.
La reazione della Iata
«Quella del ministro è una proposta sbagliata per due motivi: le tasse sui passeggeri danneggiano la capacità dell’aviazione di generare prosperità economica e quindi penalizzano le entrate statali a lungo termine», sostiene Chris Goater, portavoce della Iata, la principale associazione internazionale delle compagnie. «In secondo luogo quest’imposta non aiuterà l’ambiente. Per questo il governo dovrebbe incoraggiare gli investimenti delle imprese nei carburanti sostenibili per l’aviazione e in una tecnologia radicale dei velivoli. Ciò creerebbe più posti di lavoro, maggiori entrate fiscali e contribuirebbe a ridurre le emissioni del trasporto aereo»
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