Ambiente: poche decisioni e tanti alibi

desc img

di   Massimo Gaggi

Troppo poco, troppo tardi. Sono in tanti a pensare che tanti sforzi — proteste planetarie, conferenze Onu, impegni dei governi — serviranno a poco. Gli obiettivi del Patto di Parigi di 4 anni fa — contenere l’aumento delle temperature entro 1,5-2 gradi — non verranno rispettati: la Terra si è già scaldata mediamente di 1,1 gradi. Le emissioni di CO2 continueranno a crescere fino al 2030, portando il riscaldamento, da qui al 2100, a 3-3,4 gradi. Un mondo invivibile secondo gli scienziati. I ritardi sono, in effetti, enormi, le promesse dei governi sono rimaste spesso lettera morta e quello di invertire la rotta è un compito titanico: per riuscirci servirebbero rivoluzioni — dalla rinuncia totale alle carni bovine al drastico taglio dei voli — che avrebbero pesanti conseguenze su turismo, agricoltura, commerci, migrazioni. Molti di noi non sono disposti ad accettarle.

Ma il Climate Summit di ieri, se non una vera svolta, è stato di certo un momento di discontinuità. Il «come osate?» di Greta Thunberg può anche essere giudicato un grido velleitario e António Guterres, il segretario generale Onu che ha voluto il vertice e sferza i Paesi inadempienti, non ha poteri operativi. E tuttavia la pressione crescente dei giovani di tutto il mondo, i vincoli di Parigi che cominciano a diventare stringenti, i primi impegni dei governi e delle grandi imprese, dicono che qualcosa stavolta sta cambiando davvero. Cambia l’atteggiamento dei politici, esposti alla rabbia popolare e ormai consapevoli dell’enorme costo sociale di mutamenti climatici che producono desertificazioni e inondazioni.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.