Ue, chi a Bruxelles riceve doni e regali «inaccettabili»
Dal dossier emerge che «la proporzione di tutto lo staff dei dipendenti Ue che ha seguito dei corsi regolari di etica è soltanto del 3% circa». Fra i membri della Commissione Europea, è del 4,1%; mentre il 50,6%, quei corsi, li ha seguiti «per una volta soltanto»; e il 45,2% «mai».
Alla domanda «Perché non li hai frequentati?», il 56,3% dei dirigenti e funzionari non risponde.
La Commissione Europea considera «positivi» i risultati dell’inchiesta poiché il 54,7%, o regolarmente o «per una volta sola», ha seguito comunque i corsi. Ma resta sempre quell’altra metà lasciata all’oscuro o non interessata al tema.
Regali, sopra i 150 euro vanno rifiutati
Neppure l’Europarlamento ha «sviluppato strategie complessive sull’etica». Esempio: per evitare i possibili conflitti di interessi dei deputati ci si affida solo alle loro autodichiarazioni. Doni e inviti da parte di soggetti esterni, si vaga nel vuoto: «non esiste alcuna definizione di doni, o di inviti ospitali, nelle norme per lo staff». I regali: «sono inaccettabili, in ogni circostanza» quelli di valore superiore ai 150 euro. Fra i 50 e i 150 euro sono accettabili, a condizione che non provengano da soggetti che possano mettere in dubbio l’indipendenza del funzionario o dirigente, e comunque bisogna dichiararli e finiscono in apposite liste. Che però contengono qualche eccezione.
Smartphone e gioielli, chi non guarda per il sottile
Al di sopra degli «inaccettabili» 150 euro: il 19 giugno 2013 il tedesco Manfred Weber, in quel momento capo del gruppo Ppe, vicepresidente dell’Europarlamento e portavoce ufficioso di Angela Merkel a Strasburgo, riceve uno smartphone marca Huawei dalla stessa Huawei: il dono viene notificato alla presidenza del Parlamento, il valore dichiarato è «maggiore di 150 euro». Il 4 dicembre 2013 Roberta Angelilli (Ppe), vicepresidente del Parlamento, riceve da un iraniano, «presidente del Consiglio nazionale di resistenza», un «orologione» alabastrato da tavolo: valore dichiarato «maggiore di 150 euro», anche in questo caso il dono viene notificato e registrato, il 18 dicembre. Il 28 gennaio 2015 Heidi Hautala, eurodeputata finlandese dei Verdi e in quel momento copresidente di Euronest, l’intergruppo che cura le relazioni con le repubbliche asiatiche dell’ex-Urss, riceve un dono classificato come «gioielleria, valore maggiore di 150 euro» (nella relativa foto appare come una medaglia) dall’ambasciatore in Belgio dell’Azerbaigian, Paese accusato di gravi violazioni dei diritti umani).
Al Consiglio d’Europa caviale a volontà
E a proposito di Azerbaigian, c’è anche la «diplomazia del caviale» a lungo attiva presso il Consiglio d’Europa, organizzazione di 47 Paesi, che pure si occupa ufficialmente di diritti umani. Da una nota e da un’intervista rilasciata a Strasburgo, al think-tank tedesco Esi, da fonti azere: «Un chilo di caviale costa 1300-1400 euro. Ognuno dei nostri 12 amici nel Consiglio d’Europa riceve ad ogni sessione, 4 volte all’anno, almeno mezzo chilo. Per alcuni di loro, il caviale è solo l’inizio. Molti deputati – almeno 30 o 40 ogni anno – sono regolarmente invitati a Baku e pagati generosamente». Ricevono tappeti, bevande. E molto altro. Ma nessuno ha mai dichiarato alcun dono.
490.000 euro a Nigel Farage
Nebbia anche su certe missioni ufficiali degli eurodeputati. Nigel Farage, il capo dei britannici anti-Ue, quando era ancora nel vecchio Europarlamento (dov’è stato rieletto a maggio) venne accusato di aver intascato da Arron Banks, il finanziatore del movimento per la Brexit, l’equivalente di 490.000 euro fra viaggi, affitti, auto con autista, spese della moglie, conti in banca. Risorse non dichiarate. Farage parlò di «fatti privati», e per ora tutto è finito lì.
Rapporto con le lobby: il 28% non ne sa nulla
In generale, nelle 3 istituzioni Ue, sembra percepirsi un clima di disagio, di fronte alla possibilità di denunciare qualche problema etico di cui si è venuti a conoscenza: «Solo un terzo dello staff – rileva la Corte – ritiene che siano protetti coloro che sollevano una questione etica». E «quasi il 70% ha una conoscenza limitata o scarsa su come fare rapporto». In conclusione: «la maggioranza dello staff ignora se le istituzioni di appartenenza gestiscano appropriatamente le questioni etiche».
E ancora, fra il solo staff della Commissione, questo è il livello di conoscenza delle norme che regolano i rapporti con le lobbies: «approfondita» (8%), «buona» (26,6%), «ne so qualcosa e so come apprenderne di più» (37,5%), «non ne so nulla» (28%). Conoscenza delle norme su come evitare i conflitti di interesse: «molto buona», 15,6%; «buona», 44,7%; «ne ho qualche idea», 34%; «nessuna idea», 5,7%. Conoscenza delle regole sulle molestie psicologiche e sessuali: «molto buona», 8,2%; «buona», 44,1%; «ne ho qualche idea», 36,6%; «nessuna idea», 11,1%. Norme sui doni e inviti gratuiti: conoscenza «molto buona», 15,3%; «buona», 47,1%; «ne ho qualche idea», 31,9%; «nessuna idea», 5,7.%.
Codice etico Usa
E fuori dalla Ue? Negli Usa, la Camera dei Rappresentanti ha un manuale etico di 352 pagine che prevede praticamente tutto: anche 23 tipi di doni «accettabili», fra cui «berretti da baseball del valore sui 10 dollari». I corsi di etica sono obbligatori per tutti ma vengono svolti on-line solo per un’ora all’anno. Sui doni, la regola centrale è: «i membri e lo staff non possono mai sollecitare o accettare un regalo legato a qualche azione (politico-legislativa, ndr) che abbiano intrapreso o che qualcuno possa chiedere loro di intraprendere».
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