«Fine vita», la Consulta: «Non è punibile chi agevola il suicidio assistito»

Indispensabile intervento del legislatore

In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Corte ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Sistema sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. La Corte sottolinea che l’individuazione di queste specifiche condizioni e modalità procedimentali, desunte da norme già presenti nell’ordinamento, si è resa necessaria per evitare rischi di abuso nei confronti di persone particolarmente vulnerabili: concetto già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018. Rispetto alle condotte già realizzate, il giudice valuterà la sussistenza di condizioni equivalenti a quelle indicate.

Cappato: «Da oggi tutti più liberi»

«La Consulta ha deciso: chi è nelle condizioni di dj Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d’accordo. È una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall’altra parte». Ha commentato immediatamente dopo la sentenza in un tweet Marco Cappato. «Accolgo questo atteso pronunciamento con soddisfazione. Dà ragione ad una battaglia di libertà che io e Fabiano abbiamo iniziato anni fa insieme. Fa sentire un po’ meno il peso di tutta quella sofferenza che ha passato. È senz’altro una risposta positiva. Oggi è un bel giorno»: le parole di Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni (dj Fabo), morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017.

Associazione Coscioni: «Il Parlamento si faccia vivo»

«La Corte costituzionale apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non è attaccato a una macchina ma è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013». Così l’avvocato Filomena Gallo, segretario associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato. «Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo – prosegue -. Noi andremo avanti».

CORRIERE.IT

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