Scontro nel governo sull’Iva E il premier convoca i leader

Il livello di deficit programmato potrebbe fermarsi al 2,2%, uno 0,1% in più rispetto a quanto finora ventilato. Il ministro dell’Economia non ha nascosto la difficoltà delle scelte, «ci attende un compito impegnativo: per trovare la quadra bisogna utilizzare al massimo gli spazi di flessibilità che esistono nel Patto di Stabilità. Quando ho giurato sapevo che avrei dovuto trovare 23 miliardi in 23 giorni, le famose clausole di salvaguardia».

Quanto al deficit «è meglio non dichiarare il 2,4 e collocarsi in mezzo dall’inizio, senza turbative» quindi percorrere «una saggia via di mezzo». «Una manovra economica da 30 miliardi? Direi che è una cifra credibile. Ai 23 miliardi» per evitare l’aumento dell’Iva «sono da aggiungere altri miliardi per le politiche da mettere in campo. Comunque la cifra sarà definita dal Cdm». E comunque, aggiunge «non ci saranno tagli alla scuola, alla università e alla sanità. Ci sarà un impegno graduale al superamento del superticket».

Le misure simbolo del precedente governo non saranno modificate, assicura ancora Gualtieri. «Reddito di cittadinanza e quota 100 non saranno toccati. La seconda è una misura che va ad esaurimento mentre sulla prima la sfida è rafforzare le politiche attive».

Alludendo a Matteo Salvini il ministro si concede anche una battuta: «C’è il conto del Papeete che ci è stato lasciato da pagare». Gli risponde a stretto giro Giancarlo Giorgetti: «L’aumento dell’Iva non lo abbiamo lasciato noi ma il governo Gentiloni, il ministro Gualtieri si rivolga a lui e magari gli spiegherà perché lo ha fatto».

Su cuneo fiscale, Iva ed evasione Gualtieri mostra prudenza, non è ancora il momento delle scelte definitive: «Vogliamo partire con un primo scaglione di riduzione del cuneo fiscale, è un elemento importante non solo a livello redistributivo ma anche per la crescita». Mentre il livello di evasione fiscale in Italia è diventato ormai «immorale e inaccettabile». L’incentivazione dei pagamenti digitali è necessaria anche perché «l’uso eccessivo del contante è costoso. Per questo vogliamo aiutare il Paese a migrare verso la riduzione dell’uso del contante». Ma ne parlerà nella Manovra. In ogni caso le opzioni allo studio, anche rimodulazione selettive degli scaglioni dell’Iva, in generale «produrrebbero riduzione e non aumento dell’Iva».

Ed è sulla rimodulazione dell’Iva che si apre lo scontro nella maggioranza, con i no di Renzi e Di Maio e con lo stesso Di Maio che chiede di inserire nella manovra il salario minimo, tutte opzioni che rendono impossibili i tagli alle tasse sul lavoro e portano alla prima sfida nel governo.

CORRIERE.IT

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