Russiagate, spunta il “pizzino” digitale che conferma la mazzetta per la Lega
Ma, scrive il Fatto Quotidiano, gli accordi sulle mazzette (o presunte tali) c’erano già tutti. La prova sarebbe nelle chat telefoniche, intrattenute tra i sei anche attraverso l’uso di potenti software di criptaggio. La procura di Milano sarebbe però riuscita a violare alcune di queste conversazione e avrebbe recuperato la foto di un manoscritto sul quale sono appuntate le percentuali del cosiddetto “discount”. Nel biglietto ci sarebbe scritto che il 4% degli 1,5 miliardi di dollari doveva finire alla Lega e un altro valore che oscillava tra il 4 e il 6% da destinare ai pubblici ufficiali russi e ai loro intermediari d’affari.
Secondo gli inquirenti il papello di Savoini e soci sarebbe stato messo a punto dopo l’incontro del Metropol. Scritto, poi fotografato e infine inviato. Una prova regina che dimostrerebbe come l’accordo, solo a parole, avesse in realtà un fondamento solido visto che sarebbe stato messo per iscritto, quasi a formalizzare e cristallizzare quanto era stato inteso. Ma l’analisi tecnica sui cellulari prosegue. C’è ancora una chat, stavolta realizzata con un software chiamato Wickr che permette di secretare e distruggere le proprie conversazioni, che necessita di una password per essere letta. Parola segreta che al momento Savoini non ha voluto consegnare agli inquirenti.
TGCOM
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