Per mettere una toppa sui buchi della manovra rispuntano le ecotasse

La nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza inizia lunedì l’iter parlamentare, con l’audizione di Gualtieri. E si iniziano a intravedere le prime difficoltà.

La Commissione europea non si è espressa sulla Nadef. Il giudizio ufficiale sui conti italiani arriverà solo quando sarà approvata la legge di Bilancio, a fine ottobre. L’approvazione definitiva della legge di Bilancio 2020 arriverà quando sarà già in carica la nuova presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen, ma già oggi i tecnici di Bruxelles sono al lavoro sui conti contenuti nella nota varata dal governo italiano.

La dimostrazione di quanto la strada non sia in discesa nemmeno per un governo ben visto a Bruxelles come il Conte II, è il giudizio dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla Nadef. L’organismo guidato da Giuseppe Pisauro ha validato il documento del governo, ma ha anche evidenziato «forti rischi» per lo scenario di medio termine dell’economia italiana. Lo 0,1% di crescita del Pil per il 2019 è «marginalmente superiore al valore mediano delle previsioni» dell’Upb. Lo 0,4% del 2020 è in linea con i giudizi del panel Upb, ma «lo scenario macroeconomico di medio termine dell’economia italiana appare soggetto a forti rischi, prevalentemente orientati al ribasso, in larga misura di matrice internazionale e finanziari». Mai così incerto il quadro. Se la crescita dovesse essere inferiore a quella delle previsioni, l’equilibrio già precario individuato dal governo per la prossima legge di Bilancio potrebbe venire meno.

Una prima prova per i conti del governo è già domani, quando l’Istat renderà noti i conti economici trimestrali. Poi ci saranno i primi contatti informali tra il governo e la Commissione europea. Un tema di discussione potrebbe essere il fatto che il governo ha inserito tra le voci in entrata del bilancio 2020, sette miliardi provenienti dalla lotta all’evasione. Un tipo di copertura che l’Europa non ha mai accettato, a meno che non si tratti di misure che danno entrate certe. Quindi, di fatto, aumenti della pressione fiscale. Tra tax expenditures a rischio durante l’iter e coperture poco ortodosse ci sono quindi quasi 9 miliardi di euro difficili da assicurare, ai quali vanno aggiunti i 14 miliardi di flessibilità, ancora da ottenere.

Il primo esame per l’Italia spetta al commissario Pierre Moscovici, in attesa che Paolo Gentiloni inizi il suo mandato. L’esponente socialista francese ieri ha mostrato di non volere riservare al governo Conte un trattamento di favore. «L’Italia è il Paese che ha goduto della maggiore flessibilità» e sono da escludere «interpretazioni creative» del Patto. «È quello che chiede Roma? Dico solo che non lo faremo». Una impostazione che Gentiloni – che oggi si appresta a passare il primo esame al Parlamento europeo – non può rinnegare.

IL GIORNALE

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