«Savoini doveva agire in fretta per il voto europeo»
E nel farlo, confermano anche la validità del punto di partenza: la registrazione audio dell’incontro finita sul sito americano BuzzFeed che documenta come quel giorno i sei partecipanti si sono visti per definire gli ultimi dettagli di un affare che alla fine, oltre al finanziamento al Carroccio, avrebbe dovuto anche portare una tangente corposa nelle tasche di funzionari pubblici russi. Nel cellulare di Savoini e in quelli degli altri due indagati, l’avvocato Gianluca Meranda e il suo consulente bancario Francesco Vannucci, è stata trovata anche una foto degli appunti dell’accordo.
L’audio non ha subito manipolazioni, è integro secondo i tecnici informatici della Procura. Dalla trascrizione, per i giudici, emerge chiaramente la consistenza dei sospetti che hanno dato il via all’inchiesta. «Verosimilmente», scrivono, i tre indagati stavano «contrattando» con Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin, entrambi legati agli ambienti del premier Puti, e con un terzo russo, sulla cui identità la procura mantiene il riserbo, «l’acquisto da parte di Eni spa» (che ha sempre smentito, ndr.), dei prodotti petroliferi «prevedendo che una percentuale del prezzo pagato», quel 4%, «sarebbe stata retrocessa per finanziare la campagna elettorale del partito politico Lega». Tra il 2 e il 6% sarebbe invece dovuto andato ai funzionari russi. Ci sono la «ripartizione dei compiti tra i correi», la «cristallizzazione degli accordi criminali» e la «necessità di essere prudenti» per «non destare sospetti sull’illecito ritorno del denaro», come chiede Savoini preoccupato perché «avremo i telescopi addosso. (…) Però mi fido dell’abilità di tutti noi». Bisogna «agire rapidamente per l’avvicinarsi delle elezioni europee» e contare sui «contatti in Banca Intesa necessari per il passaggio del denaro», che sarebbero forse dovuti passare per il consigliere del cda Andrea Mascetti, al quale sembrano far riferimento. Anche lui ha sempre smentito.
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