Sparatoria a Trieste, cosa è successo: il furto denunciato dal fratello del killer, il giallo delle fondine
Mattarella ricorda «i due servitori dello Stato»
La scena delle Volanti assiepate viene fotografata da qualche passante. Chi l’ha postata sui social ha scritto che mentre le sirene lampeggiavano e ululavano ha visto molti di quegli agenti piangere. Poi quella foto commovente e divenuta virale in pochi minuti è stata condivisa su Facebook anche dal papà di Demenego. A ricordare i due carabinieri uccisi è stato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha dedicato un tributo ai militari nel corso del suo discorso alla cerimonia per l’anniversario dei 180 anni della linea ferroviaria Napoli-Portici. «I ferrovieri – ha detto – sono stati protagonisti della nostra vita, servitori dello Stato unitario come i due servitori dello Stato ieri assassinati a Trieste», ha ricordato, interrotto da un lungo applauso. «Sono queste le persone che sviluppano il nostro Paese e contribuiscono alla vita della nostra società».
Conclusi i rilievi
Intanto gli accertamenti proseguono. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alejandro Stephan Meran, l’assassino dei due agenti. In serata il magistrato di turno ed il procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello del pluriomicida, si sono recati in ospedale per interrogare l’indagato. I magistrati lo hanno dichiarato in stato di fermo. E’ attesa la decisione del gip sulla convalida del fermo. Il dominicano deve rispondere di omicidio plurimo e tentato omicidio.
Il fratello dell’assassino si è barricato, impaurito
Emergono altri particolari. Dopo che Alejandro Meran ha sparato e colpito i poliziotti prendendo due pistole, il fratello Carlysle si è barricato all’interno dell’ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico. L’uomo, una volta sentiti i colpi di pistola, impaurito e sotto shock, ha sbarrato la porta dell’ufficio spostando una scrivania. Poi, non udendo più gli spari, è scappato nei sotterranei dell’edificio, dove è stato individuato e bloccato da alcuni agenti. Rotta è stato colpito due volte, al lato sinistro del petto e all’addome; tre colpi per l’agente scelto Demenego, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. E’ stato il fratello di Alejandro Stephan Meran a denunciare per primo la rapina dello scooter di cui era responsabile il giovane domenicano fermato per l’omicidio. Carlysle Stephan Meran ha chiamato la polizia non appena ha saputo dal fratello che era l’autore del furto, si è reso disponibile per accompagnare gli agenti in casa del fratello e li ha avvertiti che, pur non essendo in cura presso i servizi di igiene mentale di Trieste, Alejandro Stephan Meran soffriva di disturbi psichici.
Sequestrate le fondine. L’accusa del Sap: «Erano difettose»
Sono state sequestrate le pistole di tutti gli agenti presenti in commissariato e le fondine delle due vittime per verificarne l’integrità. Da una prima analisi non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità. Ma il sindacato di polizia Sap accusa: «Sarebbe stato un difetto proprio nelle fondine in dotazione al personale della Polizia di Stato a costare la vita ai due agenti uccisi oggi a Trieste». Lo rende noto Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia. «Uno dei due agenti aveva già avuto problemi con la fondina rotante e gliene era stata data un’altra di vecchio tipo che non permette di bloccare l’arma al suo interno. All’altro collega che invece aveva la nuova fondina rotante — spiega Paoloni — è stata sfilata l’arma insieme al dispositivo di contenimento, poiché il supporto ha ceduto rompendosi. Questo è un difetto che come Sap stiamo denunciando da circa un anno con continue note al Dipartimento, il quale giorni fa ci ha anche risposto dicendo che sono in corso verifiche volte alla ricerca di soluzioni per le criticità rilevate. Abbiamo sempre denunciato questa anomalia che stavolta si è rivelata fatale. Se la dinamica dovesse essere confermata — conclude — sarebbe di una gravità inaudita e qualcuno dovrà assumersene la responsabilità».
La Polizia di Stato: «No ad arbitrarie ricostruzioni»
In relazione alle «odiose speculazioni» generate da un rappresentante del Sap nel tentativo di «correlare la tragica morte di Matteo e Pierluigi all’inadeguatezza dell’equipaggiamento in dotazione», il Dipartimento della pubblica sicurezza ha fatto sapere che «in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell’arma del collega ucciso per primo». In un giorno così drammatico «ci si sarebbe aspettati, almeno da chi veste la stessa divisa, un rispettoso cordoglio per le vittime e le loro famiglie. Sconvolge che alcuni, al fine di ottenere visibilità, speculino sulla morte dei colleghi caduti in servizio, profanando il dolore dei loro cari e della comunità».
Il questore: «Dinamica chiara»
Il poliziotto ferito ieri a Trieste «è in buone condizioni. Sto andando da lui per parlargli». Lo ha detto a «SkyTg24» il questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, all’indomani dell’omicidio dei due poliziotti e il ferimento di un terzo alla Questura. «La dinamica è abbastanza chiara — ha continuato —. E’ avvenuta in uno spazio della questura, dove non c’erano altre persone se non le vittime e l’autore del fatto». «Azzardare ipotesi sarebbe poco serio e rispettoso», ha continuato il questore sottolineando che l’omicida «si è impossessato dell’arma» e ha aperto il fuoco.
La madre del presunto killer: «Chiedo perdono»
«Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie. Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano perdonare. Tre famiglie distrutte: non ho parole perché nessuna parola può confortare un genitore quando perde un figlio». Lo afferma al «Giornale Radio Rai» Betania, la madre di Alejandro Augusto Stephan Meran, il giovane domenicano accusato di omicidio plurimo per aver ucciso due agenti di polizia nella Questura di Trieste. La donna, sottolineando che aveva segnalato più volte ai servizi sociali lo stato di salute mentale del figlio, aggiunge: «Non credo che mio figlio potesse fare una cosa del genere». Anche la donna si trovava sul posto ieri quando è avvenuta la sparatoria. «Non ho fatto in tempo a uscire dalla macchina, perché sentivo gli spari e mi dicevano di mettermi giù. Sentivo mio figlio che urlava e vedevo la polizia e le sirene e sentivo gli spari», dice la donna. A chi le ha chiesto se ha visto suo figlio all’esterno della Questura mentre sparava ha risposto: «Ho visto mio figlio, ma mi dicevano di stare giù…». Infine ha rivolto un appello: «Voglio vedere mio figlio». E ancora: la sera prima della sparatoria in Questura l’indagato ha detto alla madre che «non riusciva a dormire. Sentiva delle voci, che lo stavano perseguitando e lo volevano ammazzare. Cercavo di calmarlo dicendogli di stare tranquillo, di dormire e che sarebbe passato. E mi diceva: mamma non senti la voce? Non lo vedi? Mi vuole uccidere». La donna ha ripetuto che il giovane «ha problemi psichici ed era in cura in Germania prima che arrivassimo in Italia».
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