Studio Cgil: “Crescono gli occupati ma peggiora la qualità del lavoro”
La conferma arriva dalle ore lavorate che nello stesso periodo risultano ancora inferiore al secondo trimestre del 2018: il calo è del 5,1% e risulta ancora maggiore tra gli indipendenti (-14,1%) che risentono di una contrazione anche nel numero assoluto di occupati; ciononostante, la quota di occupati indipendenti è in Italia pari al 23% contro meno del 15% nell’Eurozona.
La ricerca si sofferma in particolare sui temi del part-time involontario e del tempo determinato. La percentuale del part-time in Italia è leggermente inferiore alla media dell’Eurozona. E’ però nettamente più alta nel nostro Paese la percentuale di part-time che è involontario (64,2% contro 26,5% nel 2018) ed è cresciuta di 24 punti dal 2008.
Nel 2019 il part-time involontario ha proseguito la sua crescita, arrivando nel 2° trimestre al 64,8%, pari a 2,9 milioni di occupati. La media delle ore settimanali, simile a quella francese, è leggermente più alta rispetto all’Eurozona (22 ore contro 19) ma, la retribuzione media oraria risente di una forte penalizzazione (-33,6% in Italia contro -17,5% nell’Eurozona) e quindi la retribuzione finale è inferiore. Per lo studio della Fondazione della Cgil la “minore retribuzione oraria con più ore lavorate e il maggior utilizzo nelle fasce centrali dell’occupazione sono una parte della spiegazione dell’alto tasso di part-time involontario in Italia”.
Lo stock di dipendenti a tempo determinato è cresciuto fino a oltrepassare nel 2018 quota 3 milioni, livello superato anche nel 2019. La percentuale sui dipendenti risulta nel 2° trimestre 2019 superiore alla media Eurozona (17,2% contro il 15,9%). In Italia, inoltre, il lavoro a termine è per l’80% involontario contro il 51% dell’Eurozona ed ha durata spesso molto breve.
Per la Fondazione Di Vittorio, “l’impatto sul mercato del lavoro di un Pil stagnante da ben cinque trimestri e del mancato recupero dei livelli pre-crisi si è per adesso materializzato in termini di peggioramento delle tipologie di lavoro (crescita part-time e tempo determinato, flessione Indipendenti) e di calo di ore lavorate più che sul numero assoluto di occupati. Ma, perdurando la fase di stagnazione, non si può dare per scontata tale tenuta in futuro. Sono caratteristiche del nostro mercato del lavoro – conclude lo studio – che i soli dati complessivi riguardanti gli occupati ed i disoccupati non sono in grado di cogliere e che è bene tenere in considerazione nei commenti sulla condizione dell’occupazione nel nostro Paese”.
TGCOM
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