Turchia verso invasione Siria del nord. Trump scarica le forze curde. Fds: “Pronti a guerra totale”
Donald J. Trump ✔ @realDonaldTrump · 4h In risposta a @realDonaldTrump
….including capturing thousands of ISIS fighters, mostly from Europe. But Europe did not want them back, they said you keep them USA! I said “NO, we did you a great favor and now you want us to hold them in U.S. prisons at tremendous cost. They are yours for trials.” They…..
Donald J. Trump ✔ @realDonaldTrump
…..again said “NO,” thinking, as usual, that the U.S. is always the “sucker,” on NATO, on Trade, on everything. The Kurds fought with us, but were paid massive amounts of money and equipment to do so. They have been fighting Turkey for decades. I held off this fight for…. 18.700 13:40 – 7 ott 2019
Funzionari dell’amministrazione hanno specificato che il personale militare degli Stati Uniti, 100-150 uomini, dispiegato in quella zona sarà ritirato prima di qualsiasi operazione turca, anche se non completamente dalla Siria. Ma la decisione di Trump sconcerta anche i suoi più stretti alleati. Tra questi il senatore Lindsay Graham, presidente della commissione giustizia del Senato, che ha chiesto esplicitamente al presidente americano di tornare indietro sulla sua decisione definendola “un disastro annunciato”.
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Ankara: cacceremo i terroristi curdi
La Turchia considera i combattenti curdi insorti, terroristi, e ha cercato a lungo di porre fine al sostegno americano al gruppo. “Siamo determinati a garantire la sicurezza della Turchia ripulendo la regione dalla presenza dei terroristi. Contribuiremo a portare sicurezza, pace e stabilità alla Siria”, scrive su Twitter il capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, “abbiamo sostenuto l’integrità territoriale della Siria sin dall’inizio della crisi (nel 2011) e continueremo a farlo”, aggiunge il ministro degli Esteri della Turchia.
La reazione dei curdi
Il gruppo curdo, noto come Forze democratiche della Siria (l’alleanza
curdo-araba delle Fds, Syrian Democratic Forces, o Sdf.), è stato il
partner più affidabile degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato
islamico in un angolo strategico della Siria settentrionale. Ora, la
decisione di Trump va contro le raccomandazioni dei massimi funzionari
del Pentagono e del Dipartimento di Stato che hanno cercato di mantenere
una piccola presenza di truppe nel nord-est della Siria per continuare
le operazioni contro lo Stato Islamico, o Isis, e di agire come
contrappeso critico in Iran e Russia.
Le forze curdo-siriane hanno affermato di esser pronte a “difendere a
ogni costo” il nord-est della Siria, in particolare la zona al confine
con la Turchia esposta alla pressione turca e da dove nelle ultime ore
si sono ritirare truppe americane. “La zona è ora diventata un teatro di
guerra. Noi siamo determinati a difendere il nordest a ogni costo.
Siamo pronti alla guerra totale”, ha detto il portavoce delle forze
curdo-siriane, Mustafa Bali, citato dai media locali e regionali.
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di VINCENZO NIGRO
Il Centro per il coordinamento e le operazioni militari delle Fds
afferma che un “attacco turco” rischierebbe di annullare i successi
nella lotta all’Isis e di fare della Siria una “zona di conflitto
permanente”.
Le Fds affermano di aver rispettato gli impegni previsti dall’accordo
sul meccanismo di sicurezza, smantellando le fortificazioni militari tra
Tell Abyad e Ras al-Ayn, ritirando le unità di combattimento con le
armi pesanti dalle zone lungo il confine con la Turchia. “Tuttavia –
affermano – le minacce di Erdogan hanno come obiettivi quelli di
cambiare il meccanismo di sicurezza in un meccanismo di morte, di fare
sfollati tra la nostra gente e trasformare la regione sicura e stabile
in una zona di conflitto e guerra permanente”. “Mentre la comunità
internazionale cerca una soluzione politica per la Siria – aggiungono le
Fds – il popolo siriano soffre da anni per la guerra”.
Siria, curdi e americani lanciano l’offensiva finale contro l’Isis
La zona cuscinetto
Lo scorso 7 agosto, al termine di un lungo negoziato, Turchia e Usa
hanno raggiunto ad Ankara un’intesa per la costituzione di una safe zone
nel Nord della Siria. L’area ‘tampone’ prevista nell’accordo è larga
30-32 e lunga 480 chilometri quadrati, estesi in territorio siriano
lungo il confine turco, a partire dalla riva Est del fiume Eufrate fino
al confine con l’Iraq. Un’area su cui il presidente turco ha preteso il
controllo della Turchia, sia per eliminare le postazioni dei curdi
siriani dello Ypg, ma anche per creare un corridoio in cui ricollocare
il maggior numero possibile dei 3,6 milioni di siriani fuggiti in
Turchia a partire dal 2011.
Nell’accordo è stata inserita la costituzione di un centro di comando
operativo congiunto per gli eserciti di Usa e Turchia, poi regolarmente
realizzato in territorio turco, ad Akcakale, non lontano dal confine
siriano. L’intesa raggiunta prevede anche turni di pattugliamento e
ricognizione congiunti, con l’utilizzo di mezzi terrestri, droni ed
elicotteri e la possibilità per gli F-16 di Ankara di sorvolare lo
spazio aereo siriano.
Lo scorso 8 settembre turni di pattugliamento da parte dei due eserciti
sono stati effettivamente realizzati, mentre nelle scorse due settimane
gli F-16 turchi hanno ripetutamente sorvolato lo spazio aereo siriano.
Martedì il capo di Stato turco aveva dichiarato che la Turchia stava
esaurendo la pazienza con gli Stati Uniti per la creazione di una zona
di sicurezza nel nord della Siria, minacciando l’incombente
un’operazione militare. “A questo punto, non abbiamo altra scelta che
continuare sulla nostra strada”, aveva annunciato Erdogan in un discorso
televisivo.
Esteri
Siria, gli Usa annunciano che resteranno 200 peacekeeper. Telefonata Trump-Erdogan
Preoccupazione Ue: “Soluzione non sia militare”
“Alla luce dell’annuncio della Turchia e degli Usa sulla situazione in Siria, l’Ue ribadisce la sua preoccupazione” e ricorda di avere sempre detto che “ogni soluzione a questo conflitto non può essere militare bensì deve passare attraverso una transizione politica, in conformità alla risoluzione Onu ed il comunicato di Ginevra nel 2014”. Così una portavoce della Commissione europea. “L’Ue ribadisce il sostegno all’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Siria”, ha aggiunto.
Onu: “Ci stiamo preparando al peggio”
“Non sappiamo cosa succederà. Ma ci prepariamo al peggio”, ha dichiarato il coordinatore Onu per le operazioni umanitarie in Siria, Panos Moumtzis sottolineando che le Nazioni Unite sono in contatto “con entrambe le parti sul campo”. La nostra priorità, ha detto, è che qualsiasi eventuale azione della Turchia non abbia conseguenze sul piano umanitario.
REP.IT
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