Reddito di cittadinanza, la stretta dell’Inps: a rischio l’assegno di ottobre

Il reddito e la pensione di cittadinanza furono istituiti col decreto legge del 28 gennaio 2019. Dal 6 marzo si cominciarono a presentare le domande. Il decreto fu convertito in legge il 28 marzo. Il Parlamento introdusse una serie di requisiti e prescrizioni in più per chiedere il sussidio. Stabilendo però che, per le domande già accolte secondo il decreto originario, ci fosse un periodo transitorio di sei mesi durante il quale l’assegno sarebbe stato pagato. Dopo però i percettori avrebbero dovuto integrare la domanda. L’Inps ha mandato solo ora gli sms e i destinatari devono soddisfare le nuove richieste entro il 21 ottobre.

Procedura on line

Per aggiornare la domanda il beneficiario del sussidio dovrà collegarsi al sito indicato nello stesso sms dell’Inps. Qui gli si chiederà di sottoscrivere due dichiarazioni. La prima, relativa alle «Condizioni necessarie per godere del beneficio», prevede che il richiedente non sia soggetto a misure cautelari (arresto, fermo) disposte dall’autorità giudiziaria, né che abbia riportato condanne definitive negli ultimi 10 anni (questa norma non tocca quindi l’ex brigatista Federica Saraceni condannata nel 2007). Il titolare del reddito deve inoltre dichiarare che in famiglia non ci sono disoccupati a seguito di dimissioni volontarie (si vuole evitare che uno lasci il lavoro per prendere il sussidio) né persone ricoverate in istituti di lunga degenza pubblici. La seconda dichiarazione ricorda le responsabilità penali in caso di attestazioni false e tra le altre cose gli adempimenti richiesti agli extracomunitari.

Famiglie extra Ue

I cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, afferma la dichiarazione da sottoscrivere, «devono produrre apposita certificazione, rilasciata dall’autorità competente dello Stato estero», tradotta in italiano e «legalizzata» dal consolato italiano comprovante «la composizione del nucleo familiare e il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali». Una norma severa e difficilmente applicabile per chi viene da Paesi che talvolta sono teatro di guerre o hanno amministrazioni inadeguate. È vero che la legge esclude da questi adempimenti i rifugiati e i cittadini di Stati che verranno identificati con un decreto interministeriale (Lavoro-Esteri), ma ad oggi tale decreto non c’è. Tanto che l’Inps, da luglio, non approva più alcuna domanda di reddito presentata da extraeuropei. Un’impasse che colpisce, paradossalmente, famiglie che statisticamente hanno un tasso di povertà più alto di quello delle famiglie italiane. Ieri sera fonti governative rassicuravano che il decreto interministeriale uscirà a giorni e che i Paesi per i quali sarà richiesta la certificazione saranno pochi. In questo modo, aggiungevano, la maggior parte degli extracomunitari sarà esentata dai nuovi adempimenti. Agli altri, invece, il reddito sarà sospeso in attesa della certificazione.

I risparmi

Il governo prevedeva di pagare 1,3 milioni di assegni. Ma ora si stima che saranno un milione. Lo Stato risparmierà almeno 1,5 miliardi sui 5,6 stanziati per il 2019. Somma che potrebbe aumentare dopo la stretta in corso. Chi non risponderà alle richieste Inps entro il 21 ottobre si vedrà infatti sospendere il reddito. E potrà riaverlo solo quando avrà integrato la domanda,ma senza recuperare le mensilità perse nel frattempo.

CORRIERE.IT

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