Napoli, Santa Maria di Portosalvo: la chiesa chiusa da 30 anni e il restauro infinito. «Così la criminalità fa i soldi con i cartelloni pubblicitari»

Gli uomini della Direzione investigativa antimafia a metà luglio hanno eseguito undici arresti nell’ambito delle indagini sulla Spm e su Iavarazzo. La notizia fu riportata dalla rivista on line «La nuova bussola quotidiana» che spesso si occupa di vicende inerenti al mondo ecclesiastico. Le indagini partono però da lontano tanto che nel 2016 la Dia aveva già fatto delle perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta che coinvolgeva anche titolari e prestanomi della Spm. E qui arriva il primo problema per la Curia di Napoli guidata da Crescenzio Sepe, che per altro per una pura coincidenza è originario dello stesso paese dove ha una delle sedi principali la Spm e cioè Carinaro. La Spm ha stipulato con la chiesa due contratti per la concessione delle affissioni pubblicitarie, una nel 2015 e una nel 2018, possibile che nessuno sapesse che la ditta aveva delle ombre e che su di loro ci fosse attenzione da parte dell’antimafia? Possibile che la Chiesa di Napoli debba avere rapporti commerciali con un’azienda indiziata di essere nell’orbita dei Casalesi? «Non ne sapevo niente, nessuno mi ha avvisato, mi ha detto niente – spiega Padre Fratellanza – io sono arrivato solo nel 2018 e ho di fatto prolungato un contratto che già esisteva per poter rifare la facciata della chiesa e completare il restauro. Appena ho saputo dell’indagine ho chiesto una sospensione del contratto poi prolungato con l’amministratore giudiziario. Perché avrei dovuto dubitare se la Curia aveva avuto fino ad allora dei rapporti commerciali con loro? E poi c’erano di mezzo anche altri enti come la Soprintendenza o la Regione Campania che tra l’altro ha sempre acquistato affissioni pubblicitarie. Nessuno di loro mi ha messo in allerta».

Proprio così, un ente pubblico, la Regione, è uno dei principali clienti della Spm e quindi di fatto, anche inconsapevolmente, di una società sospettata di finanziare la camorra. E questo nonostante ci siano protocolli che prevedono almeno un’indagine esplorativa per la stipula di contratti per gli enti pubblici. Secondo alcune distinte di pagamento la Regione ha speso dai 15 ai 25 mila euro per cicli di affissioni da 15 giorni ciascuna. C’è la pubblicità per eventi culturali e anche per le universiadi. D’altronde quella di Portosalvo è una vetrina importante ed ambita in quanto è uno «spartitraffico» di via Marina, una delle principali e più trafficate strade di Napoli e si affaccia proprio sulla zona del porto di Napoli dove sbarcano anche migliaia di crocieristi. Caratteristiche che la Spm, non mancava di evidenziare nel volantino con la sua proposta pubblicitaria proponendo un prezzo di listino di 120mila euro al mese per le affissioni sui tabelloni che circondano la chiesa e addirittura vengono indicate come attività di sponsoring di utilità sociale.

Guadagni stellari dunque per l’azienda nel mirino dell’antimafia. Soldi che dovrebbero essere utilizzati per il restauro. Solo che le affissioni avvengono ormai da tanti anni e la chiesa sembra sempre in stato di abbandono. «Stanno avvenendo anche dei crolli e le fondamenta stanno sprofondando – spiega Antonio Pariante del Comitato civico di Portosalvo – inoltre i lavori vengono fatti saltuariamente e intorno la chiesa è una cloaca. Ci chiediamo perché con tutti questi soldi la chiesa non sia ancora pronta. Il sospetto è che la si voglia lasciare così proprio per poter guadagnare ancora e fare business su un bene patrimonio dell’Unesco». In effetti, come indicato anche nel contratto del 2018, la chiesa versava e versa ancora in condizioni precarie anche per una serie di problemi strutturali e a quanto pare la Spm paga alla società che si occupa del restauro solo poco più di 9 mila euro al mese. Come mai si consente un business così forte da parte della Spm che ricava milioni di euro dalla vendita della pubblicità e poi consegna meno di un decimo alla chiesa? «Non sapevo di questi grossi guadagni della Spm. – dice Fratellanza – io so solo che il contratto è per circa 9300 euro che non passano per l’Arciconfraternita ma vanno direttamente alla ditta che sta eseguendo il restauro. E’ vero che negli anni è stato fatto poco e niente, proprio perché i soldi erano pochi e per altri problemi con le ditte ma da quando ci sono io l’interno della chiesa è praticamente finito. Tra un po’ potremo riportare anche il Caravaggio e stiamo lavorando per completare la facciata. Speriamo di farcela per marzo. Già l’anno scorso ho dato una scadenza che non ho potuto rispettare per via di infiltrazioni e problemi strutturali all’edificio e ora non voglio commettere lo stesso errore».
Gli chiedo se non sia il caso di rimodulare l’importo del contratto con la concessionaria di pubblicità altrimenti qualcuno inizierà a chiedersi se qualcuno nella chiesa non abbia voluto fare favori alla Spm e indirettamente quindi alla camorra. «Stando a quello che mi dice lei, sulla chiesa di Portosalvo la Spm finora ci ha fatto un business. Noi no. Certo che ridefiniremo il contratto. Noi non vogliamo fare favori a nessuno, tranne che ai cittadini, all’arte e alla chiesa».

CORRIERE.IT

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