Manovra insufficiente

Bisogna dire cosa si fa e cosa non si fa rispetto a quello che chiedono i critici. E così Gualtieri tiene la bandiera renziana degli 80 euro lontana dalla possibilità di una sua cancellazione, frena su una riforma istantanea dell’Irpef, bolla come fake news l’ipotesi di una tassa sulle badanti per bloccare il messaggio politico devastante di un governo che aumenta le tasse invece di diminuirle. Non per questo, però, rinuncia a tenere la barra del comando sui temi più caldi, a iniziare dall’Iva, che ha acceso le discussioni tra il Movimento 5 stelle, il Pd e i renziani: una rimodulazione delle aliquote non è esclusa. 

In vista della sua presentazione dettagliata, la manovra prende forma e il governo prova a dare un segnale di movimento. Allo studio c’è l’assegno unico per i figli, misura che serve ad ampliare la natura politica dell’intervento oltre le già contestate azioni sull’ambiente e sulle tasse che gravano sulle buste paga dei lavoratori. Ma l’impatto del voto di insufficienza finito oggi nella pagella del governo non si cancella con la promessa ai sindacati di mettere sul piatto 5,5 miliardi – tra l’altro ancora da trovare – per il rinnovo dei contratti pubblici, come ha fatto il premier Conte incontrando i tre leader sindacali a palazzo Chigi. Landini, Furlan e Barbagallo chiedono che si faccia di più sul taglio del cuneo, vogliono inserire già in questa manovra la rivalutazione delle pensioni. Gualtieri, a fianco di Conte, ha dovuto prendere atto anche del fatto che l’apertura di credito del sindacato è appesa a un filo fragile. La piazza è lontana perché Cgil, Cisl e Uil hanno bisogno della concertazione per contare, ma il fiato sul collo resta insistente proprio ora che i tre segretari sono tornati a sedersi al tavolo che conta. 

E poi c’è il mondo delle imprese. L’analisi dei tecnici di viale dell’Astronomia ha parlato della manovra più restrittiva dai tempi del governo di Enrico Letta, ha paventato il rischio di una richiesta di correzione da parte di Bruxelles già a novembre. Ha inchiodato il Pil e i consumi a zero, ha legato proprio a un coraggio maggiore sul taglio del cuneo una delle poche possibilità per imprimere una svolta a un’economia che rischia ancora di finire in recessione. Raccontano che Gualtieri non abbia digerito affatto l’aggettivo “restrittiva”, appresa tra l’altro in diretta all’evento organizzato da Confindustria per presentare il suo studio. Ci ha provato Marcella Panucci, direttore generale dell’associazione, a raddrizzare il tiro, parlando dal podio di una condivisione con la manovra “cauta” del governo. Ma il giudizio sulla manovra restrittiva è e resta scritto nero su bianco nel rapporto dei tecnici. La sottolineatura è da matita rossa. L’impianto è insufficiente, così non basta.

L’HUFFPOST

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