Spygate, Conte e l’affaire con gli Usa: sospetti sui “governi precedenti”

Roberto Vivaldelli

Il premier Giuseppe Conte conferma ciò che InsideOver ha scritto per mesi: l’obiettivo dell’indagine di Washington è stabilire se Roma nel 2016 – nel periodo dei governi Renzi e Gentiloni – abbia collaborato con i democratici per fabbricare false prove sul Russiagate: cosa di cui lo stesso presidente Donald Trump e i repubblicani sono più che convinti. Una “cospirazione” con possibili implicazioni internazionali che ora ha investito il nostro Paese con la doppia visita – 15 agosto e 27 settembre – dell’Attorney general William Barr e del Procuratore John Durham a Roma. Come riporta Repubblica, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte autorizzò l’incontro tra il capo del Dis Gennaro Vecchione e William Barr per cercare “nell’interesse dell’Italia di chiarire quali fossero le informazioni degli Stati Uniti sull’operato dei nostri Servizi all’epoca dei governi precedenti”.

Dichiarazioni tutt’altro che sibilline di Giuseppe Conte, dato che confermano quella che potrebbe essere un’indagine sulla correttezza dei comportamenti dei servizi segreti italiani nel periodo dei governi Renzi e Gentiloni. Sugli incontri fra Barr e i vertici dell’intelligence italiana, Palazzo Chigi spiega che “la richiesta è pervenuta tramite i canali diplomatici e non attraverso contatti diretti del presidente del Consiglio con l’amministrazione americana”. Non ci sarebbe stato, dunque, stando a queste dichiarazioni, un colloquio diretto fra Conte e Trump.

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