Taglio dei parlamentari, cambio epocale
È, oggettivamente, un plebiscito parlamentare della Casta che taglia sé stessa, percependosi tale. Della politica come “colpa” alla ricerca di espiazione assecondando un vento antipolitico che non sarà mai il proprio. Eccolo il voto dell’intero Parlamento sul taglio dei parlamentari, lo “scalpo” che da oggi possono agitare i Cinque stelle. Nulla ha a che fare con una riforma vera del sistema istituzionale, in nome dell’efficienza e senza creare squilibri, come sarebbe stato se si fosse messo mano al bicameralismo “perfetto”.
Parliamoci chiaro: il voto odierno non è solo una straordinaria vittoria politica dei Cinque stelle, ma è un passaggio storico, perché sancisce, definitivamente, una “egemonia culturale”: la democrazia come costo da tagliare, la funzione legislativa come privilegio inutile, e poco importa che il mitico taglio delle poltrone sia solo demagogia, 65 milioni l’anno, spicci in un Paese che, nell’ultimo anno, ha visto crescere di 61,5 milioni ogni sei ore il debito pubblico, lievitato di 34 miliardi in dodici mesi.
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