In Europa non sanno cos’è la mafia
- Gian Carlo Caselli Magistrato
La “Grande chambre”, respingendo il ricorso del Governo italiano, ha di fatto confermato in via definitiva quel che la CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo) aveva sentenziato il 13 giugno scorso in tema di “ergastolo ostativo”. Per l’antimafia una brutta pagina. E’ vero che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, per cui l’ergastolo in generale può essere temperato concedendo alcuni benefici, ma ciò ha un senso solo quando si tratta di condannati che mostrano di volersi reinserire o almeno fanno sperare che prima o poi ci proveranno. Non è assolutamente il caso dei mafiosi irriducibili, che non si sono pentiti e perciò vengono assoggettati al regime carcerario del 41 bis.
Non lo è ontologicamente, culturalmente e strutturalmente. Perché quando si tratta di mafiosi non si può prescindere dal fatto incontestabile che essi giurano fedeltà perpetua all’associazione. Nella cosiddetta “punciuta” (la puntura dell’indice con una spina di arancio amaro, con alcune gocce di sangue che colano sull’immaginetta sacra che il nuovo affiliato tiene in mano), costui – mentre viene dato fuoco all’immaginetta – pronunzia la formula “giuro di essere fedele a Cosa nostra; possa la mia carne bruciare come questo santino se non manterrò fede al giuramento”.
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