Tumore al seno, quando le nuove tecnologia aiutano la diagnosi precoce. E si guarisce di più

“Oggi guarisce fino al 90 per cento dei tumori di meno di un centimetro – sottolinea Cassano – e si possono diagnosticare anche masse inferiori al millimetro”. Tutto a patto che ci si muova in tempo. Il mezzo più indicato resta la mammografia, alla quale, in casi specifici, si possono aggiungere altri esami, come l’ecografia. Il primo obiettivo, quindi, resta sensibilizzare le donne affinché si sottopongano ai controlli, facendo in modo che la loro attenzione non cada nel vuoto.

“In Italia – spiega Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – ci sono 1.687 mammografi. Di questi il 32 per cento ha più di 10 anni, il 31,3 per cento ne ha tra 5 e 10 e il 36 per cento ne ha meno di 5 anni. Non si può correre il rischio di non individuare ‘un puntinò perché si utilizza un apparecchio troppo vecchio”. Perché l’evoluzione tecnologica degli strumenti può fare la differenza . “Un apparecchio digitale emette fino al 40 per cento di radiazioni in meno rispetto a uno analogico – sottolinea Davide Campari, General Manager Medical Systems Fujiilm Italia – . Il nostro primo mammografo digitale è del 2009 e ora siamo alla terza generazione”.

Tanto per la diagnosi quanto per per la cura le strutture di riferimento restano le Breast Unit, che “comprendono al loro interno tutti gli strumenti e le competenza di cui il paziente ha bisogno durante il percorso di cura, che deve essere il più personalizzato possibile” spiega Riccardo Giovanazzi, direttore della Chirurgia senologica oncologica dell’Ospedale San Gerardo di Monza, che guida la Breast Unit dell’Asst Monza.

“Eccellenza fa rima con esperienza – spiega il medico -, soprattutto nell’attività chirurgica, che resta la più artigianale”. Lo scopo delle ‘unità’ è seguire il paziente in modo completo “coordinando tutte le attività sia prima che dopo l’intervento – aggiunge – , con un’attenzione particolare alla comunicazione con il paziente, l’unica medicina capace di ridare serenità”. Lo dimostra l’esperienza di Loredana Pau, che dopo aver sconfitto il cancro al seno diagnosticatole dieci anni fa è diventata volontaria nella struttura in cui è stata curata e ha fondato un’associazione per “rendere le donne consapevoli e informate, primo passo per avere la garanzia di un percorso di cura adeguato e per essere in grado di accettare la malattia”.

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