Manovra, come spartire 3 miliardi in più
Per il taglio delle tasse sul lavoro le risorse salgono da 2,7 miliardi a 3 miliardi. I 5 stelle ritirano fuori la volontà di destinare il taglio del cuneo fiscale alle imprese perché solo così possono rilanciare il salario minimo. Il Pd, dal canto suo, vuole approfittare della maggiore dote per rafforzare l’asse con la Cgil, insistendo sul beneficio riservato esclusivamente ai lavoratori. Quando in serata Maurizio Landini lascia la riunione al Tesoro con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i leader di Cgil e Cisl, il commento è intriso di soddisfazione. Con i soldi che non sono più un problema, i sindacati sono riusciti a incassare persino risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e per la rivalutazione delle pensioni.
Ed è proprio durante l’incontro a via XX settembre tra Gualtieri e i leader sindacali che fonti del Movimento 5 stelle scatenano la bagarre politica. L’accusa al Pd è di fare asse con i renziani sulle modifiche a quota 100. E poi i grillini accusano i dem di voler introdurre la tassa sulle schede telefoniche dei clienti aziendali, oltre a volere la cancellazione retroattiva della detraibilità del 19% sull’Irpef. La trincea viene issata e parte importante è costituita dalla volontà di tirare dritto sulla destinazione del taglio del cuneo. Dario Franceschini, intanto, ha riunito i ministri del Pd a palazzo Chigi. Parte da lì la controffensiva. Passano dieci minuti e fonti del Pd replicano ai 5 stelle: “Basta fake news, il Pd non ha mai proposto l’abrogazione di quota 100, ma ha semplicemente detto che alcune finestre di rinvio possono servire per evitare l’aumento dell’Iva”. Poi è lo stesso Franceschini a dire che per i dem è “irrinunciabile l’aumento degli stipendi grazie alla riduzione delle tasse”.
Su quota 100 un’altra fibrillazione ad alta tensione. I 5 stelle non vogliono mettere mano a una loro misura bandiera, il Pd è disposto a rinviare di tre mesi l’ultima finestra per la pensione anticipata in modo da avere più risorse a disposizione da destinare a lavoro e famiglie. Qui il quadro nella maggioranza si complica ancora di più perché sono i renziani a insistere. Stavolta è Matteo Renzi a farsi vedere in prima persona. Nella sua e-news scrive: “Via quota 100, più risorse ai figli e ai salari”. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, in quota Renzi, mette il carico: “Quota 100 è una misura a tempo e per pochi, che non considera i lavori usuranti, discrimina i lavoratori e toglie risorse a migliaia di giovani e famiglie”.
I renziani sono scatenati. Lo stesso Renzi punta dritto alle micro-tasse che garantiscono la tenuta delle coperture: “Evitiamo di fare mini-aumenti di tasse come una certa cultura troppo spendacciona vorrebbe fare”. Ma le micro-tasse sono necessarie e restano nell’impianto della manovra. Ci sarà la tassa sulla plastica: il balzello andrà a colpire gli imballaggi, dalle bottiglie alle confezioni per gli alimenti. E poi ci sono due bacini da cui vengono spesso attinte risorse quando le manovre fanno fatica a trovare i soldi necessari: i giochi e le sigarette. Pagheranno il conto anche questa volta. Dai primi arriveranno circa 400 milioni mentre è ancora in corso di definizione la stima precisa dell’incasso che si otterrà dall’intervento sulle seconde, in cui sono coinvolte anche le e-cig. Ci sono poi altre ipotesi, come l’aumento delle accise sul diesel, che però registra la contrarietà dei renziani.
Nella rissa dei partiti per tirare le risorse nel proprio recinto c’è spazio per una misura condivisa: lo sconto fiscale, dal 10% al 19%, per chi paga con la carta di credito o il bancomat il lavoro dell’idraulico piuttosto che il conto del ristorante. È un pallino di Conte e su questo le parole del presidente del Consiglio hanno trovato un riscontro sereno. Tutto il resto, invece, è in pasto agli appetiti dei partiti.
L’HUFFPOST
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