Renzi vs Salvini, duello tv alla Rocky

Per arrivare pimpanti e freschi a un duello del genere occorre prepararsi. Occorre studiare, confrontarsi con gli staff, e provare a inventarsi un coupe de theatre. “Tanto, tanto, studiava tanto il presidente Berlusconi”, rivela Paolo Bonaiuti che era portavoce del Cavaliere nei giorni del confronto tra il tycoon e il professor Prodi. “Ad Arcore era un via vai di articoli, pezzi, idee, battute, fin dalle sei del mattino. Si dibatteva tanto e di tutto. E poi la giornata finiva di solito con un risotto notturno attorno alle due”. Anche Sandra Zampa, che è stata ex portavoce di Romano Prodi e ha lavorato fianco a fianco nei giorni del confronto con Berlusconi, ricorda un aneddoto che dice tutto su quello che si consuma nei dietro le quinte: “Angelo Rovati faceva finta di essere Berlusconi e incalzava il professore come se fosse il Cavaliere”. E allora chi è in queste ore il Rovati dei due Matteo?  Confidano che Salvini sia molto tranquillo anche perché rispetto a quando è stato fissato il duello, il contesto è mutato. “Ora Renzi è in difficoltà rispetto al governo che ha fatto nascere”, spifferano dal giro salviniano. L’ex premier, da par suo,  non vede l’ora di scendere in campo. “Si prepara poco. Domani, nel primo pomeriggio, ci vedremo e faremo un punto”, argomenta l’ex portavoce Marco Agnoletti, che resta pur sempre uno del giro più stretto dell’ex sindaco di Firenze. Se c’è uno che conosce Renzi questo è Michele Anzaldi, oggi parlamentare di Italia Viva, ma già portavoce dell’ex premier nelle settimane che precedettero le primarie del 2017. “Conoscendolo, chiamerà qualche direttore, qualche giornalista che stima, farà un po’ di telefonate ai suoi parlamentari per farsi dire dove stanno le cose in Parlamento. Ma attenzione: Matteo non ascolta. Se gli dici di andare a destra, lui poi va a sinistra…”. 

Il fischio di inizio sarà poco dopo le 23. La scenografia dello studio, anzi della quarta Camera, sarà sempre la stessa, non ci saranno gli effetti speciali che qualcuno si aspetta, né tanto meno gli applausi per accompagnare l’uno o l’altro. “I due Matteo hanno detto no, meglio il tuo solito pubblico”, spiega l’ex portavoce di Renzi, Marco Agnoletti. E allora, pronti, partenza, via: Matteo contro Matteo. Il Matteo del Papeete contro il Matteo della Leopolda. Il milanista contro il fiorentino. Divisi su tutto, dall’immigrazione alla legge elettorale, dalla politica economica ai diritti civili. Ma entrambi sì, due leader che hanno stravolto nel bene o nel male la politica italiana. Salvini è colui che ha portato la Lega dal 3 al 34 per cento. Renzi, invece, dopo essersi preso tutto e aver fatto toccare la vetta del 40 per cento al Pd, alle Europee del 2014, è colui che ha innescato la nascita del governo giallorosé.

La prima mezz’ora sarà tutta Matteo contro Matteo, con Vespa a fare da arbitro. Con la sola preghiera di non superare i due minuti nelle risposta. Ma non ci sarà par condicio, cronometri, nulla di tutto questo. Ecco, poi entreranno in campo due giornalisti, anzi due direttori, Maurizio Molinari (La Stampa) e Michele Brambilla (Quotidiano nazionale). I temi saranno di stretta attualità: la manovra finanziaria, immigrazione. E se l’ex rottamatore proverà a infilzare il Capitano leghista sul Russiagate, sui pieni poteri evocati nel mese di agosto, sulle posizioni euroscettiche di Borghi e Bagnai, senza perdere di vista quota 100, una misura che traballa in queste ore di trattativa sulla manovra, dall’altra parte del ring, colpo su colpo, Salvini difenderà quanto fatto dal governo gialloverde su insistenza della Lega, proprio a partire da quota 100. “Farò le barricate”, ripeterà davanti all’altro Matteo. Poi il leader di via Bellerio rimarcherà i risultati ottenuti sull’immigrazione quando lui sedeva al Viminale, ed esalterà una misura come la flat tax riservata agli autonomi che ora i giallorossi vogliono tagliare. Ecco, lui starà dalle parte delle partita Iva, degli imprenditori, del tessuto produttivo nordista. Ma forse già domani si vedrà il nuovo passo salviniano, una sorta di svolta della responsabilità e del buon senso. Facendo chiarezza sull’europeismo e sull’atlantismo. “Io – ha detto oggi al Foglio – voglio stare in Europa, non per una passione ideale, ma perché nel mondo di oggi l’Italia fuori dall’Europa è destinata a non contare nulla”. Ed è un cambio di passo utile che, secondo i bene informati, serve a farsi accettare da chi, come l’Europa, lo guarda con diffidenza.

Certo, in questa sfida occuperà la sua parte anche il dresscode. Il leader del Carroccio non sa ancora cosa indosserà. Di sicuro, una grisaglia di ordinanza, la camicia bianca, la spilletta di Alberto da Giussano, ma sulla cravatta è indeciso. “Deciderà all’ultimo minuto, ma non è scontato che la indossi”, filtra dall’inner circle. L’altro Matteo, il senatore semplice di Scandicci, che nel frattempo ha lasciato il Pd per far nascere Italia Viva, indosserà un abito, la solita camicia bianca, e una delle dieci cravatte che detiene nel suo ufficio a palazzo Giustiniani. “In passato, come nel famoso duello con Bersani – osserva sempre Agnoletti – siamo sempre stati attenti sul vestito, sul colore della cravatta, ma questa volta è diverso…”.

Diverso forse perché questo match non è a ridosso delle elezioni. Infatti ricorda più quelle amichevoli di lusso del mese di agosto, quando la Juventus sfida il Barcellona o il Real Madrid. L’adrenalina c’è, ma la tensione da Champions League è un’altra cosa. Certo è che nel caso in questione chi avrà da perdere sarà sicuramente Matteo Salvini perché oggi il Carroccio veleggia al 30 per cento, mentre Italia Viva è quotato fra il 3 e il 6 per cento. “Sono due rompiscatole, sono due eccellenti comunicatori. Ecco, comunque vada sarà una vittoria, è come la sfida di Rocky”, chiosa  Anzaldi. Intanto i due staff hanno avuto un’interlocuzione cui potrebbe seguire una telefonata  tra i due Matteo.  Un gesto di fair play prima del grande match, assicurano. Poi se le daranno di santa ragione. Per settantacinque minuti di fila. E chissà se non sarà prima di una lunga serie di sfide. 

L’HUFFPOST

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