Il premier: pensioni e contanti, non tratto

di ANTONELLA COPPARI

Roma, 17 ottobra 2019 – Zingaretti si gioca la carta dell’iperbole: “La manovra è giusta, solida ed espansiva”. Addirittura un “mezzo miracolo”. Difficile che lo creda davvero: al di fuori dei diretti interessati, tutti dicono che la manovra è “modesta”, sia pure giustificando l’esito con la penuria di risorse. Anche sulla solidità è probabile che il segretario del Pd si allarghi, consapevolmente, di un bel po’: è vero che la legge di bilancio e il decreto fiscale sono stati varati nella notte un po’ a sorpresa, ma è pure vero che sono accompagnati dalla formuletta salvo intese che, per definizione, viene usata quando non tutto è risolto. “Sui principi-cardine, l’accordo c’è”, mette la mano avanti Conte. E, sul fuoco, la mette sulle coperture: “Garantisco io”. 

Per la verità, il principale oggetto del contendere tanto trascurabile non è: si tratta del carcere per i grandi evasori. Vero obiettivo mancato del M5s e di Di Maio che – dall’America – urla il suo scontento: “È per noi irrinunciabile”. Ma anche sul tetto al contante il leader grillino brandisce l’ascia di guerra: un conto è far rispettare la legge, un conto è far “regali a banche e multinazionali. Non mi si venga a dire che il problema dell’economia sono quelli che la tengono in piedi: parrucchieri, idraulici, commercianti e così via”. La priorità sono i pesci grossi: sul resto, si tratta e poi sarà il Parlamento ad avere l’ultima parola. 

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