La destra italiana oltre la piazza
di Pierluigi Battista
Il centrodestra oggi celebrerà a Roma il suo trionfo in piazza. Festeggia il suo popolo che è vasto e gli è restato fedele anche nella tempesta, si sente galvanizzato dall’entusiasmo di un’opposizione che oggi persino i sondaggi più negativi accreditano di un eccellente 45 per cento, e tra qualche giorno potrebbe persino mettere a segno il colpaccio della vittoria in Umbria. Ma l’euforia, più che comprensibile in una giornata così, rischia di nascondere le crepe che si sono aperte nel grande azzardo di agosto. Salvini è stato estromesso dal governo, Pd e Cinque Stelle sono riusciti a disinnescarne la strapotenza. Il centrodestra a trazione salviniana è ormai decisamente più destra che centro. Il mondo delle piccole imprese, delle partite Iva, dei commercianti, del ceto medio dei lavoratori autonomi, dei professionisti, la base sociale che è da sempre il pilastro del centrodestra, è spaventato dal governo giallorosso che si presenta (masochisticamente) come la solita coalizione delle tasse ma è diffidente, sospettoso, e non è affatto contento di come la Lega nel suo anno governativo ha condotto la sua battaglia per il rilancio dell’economia. L’alleanza è minata da malumori e rancori. E soprattutto la sensazione che le elezioni si possano allontanare nel tempo impone una battaglia di posizione che non può ridursi all’eterna propaganda elettorale: l’attività preferita dei suoi leader, Berlusconi prima e Salvini adesso.
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