Ecco perché la manovra non piace a nessuno Allarme debito del Fmi
«Numeri alla mano», ha spiegato l’ex viceminisro dell’Economia Enrico Zanetti, a subire il taglio sarebbero «circa 250mila contribuenti, con un aggravio medio, dunque, di 336 euro. Meno dell’1% dei contribuenti, certo, ma proprio quell’1% di contribuenti che paga da solo il 15,3% dell’Irpef».
Un accanimento verso la parte più produttiva del Paese che ieri è emerso anche dal giudizio sempre più negativo di Confindustria. Al convegno dei giovani di viale dell’Astronomia, il presidente Alessio Rossi ha preso di mira la tassa sugli imballaggi: «Un euro al chilo. E se è vero che un chilo di plastica costa 1 euro e 20, allora è come raddoppiarne il costo! Questa tassa è solo per fare cassa». Appelli a ridurre le imposte sono arrivati anche dall’ad di Banca Mediolanum Massimo Doris: «Occorre abbassare le imposte, stimolare, significa mettere più denaro in tasca alle imprese e ai cittadini». Bankitalia ieri ha misurato gli effetti della manovra sull’economia. Un orientamento «lievemente espansivo nel 2020 e sostanzialmente neutrale negli anni successivi». Non uno choc per l’economia, quindi.
La manovra prende di mira anche le partite Iva, alle quali è stata negata l’estensione della flat tax per i redditi fino a 100mila euro e ristretto l’accesso all’agevolazione per quelli inferiori.
Il fatto è che non va meglio ai redditi bassi, visto che una delle misure più criticate della manovra, la possibilità che la cedolare secca sugli affitti disciplinati dagli accordi territoriali (cosiddetti «concordati») salga dal 10 al 12,5%, finirà per colpire le famiglie meno ricche, come ha rilevato Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma. Colpendo la redditività degli affitti tradizionali agevolati i proprietari si sposteranno su forme più redditizie. Un aumento risicato del gettito in cambio di un costo sociale che rischia di rivelarsi altissimo.
Poi c’è il contesto internazionale, che inizia a non essere più così favorevole. Il giudizio dell’Europa che è ancora sospeso. Poi il Fmi. Ieri Thomsen, direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale ha detto che all’Italia serve «un piano credibile nel medio termine» per rientrare dal suo livello di debito troppo elevato. L’Italia «non è più un rischio» ha ribattuto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che sulla manovra ha avvertito: «Non cambierà». Un atteggiamento che potrebbe fare aumentare la temperatura nel governo e comprometterne la stabilità.
IL GIORNALE
Pages: 1 2