C’è un legame tra batteri e Alzheimer, via a studio clinico in Usa ed Europa

Le cause dell’Alzheimer restano sconosciute ma tra gli esperti si rafforza l’ipotesi che possa essere scatenato da batteri, virus o addirittura funghi.

I ricercatori non hanno dimostrato un nesso di causalità ma hanno scoperto che i gingipains sono presenti in concentrazioni più alte nei cervelli di un campione di malati di Alzheimer viventi e deceduti. Frammenti del genoma del P. gingivalis sono stati trovati anche nel liquido cerebrospinale e nella saliva di alcuni di questi pazienti. Si è quindi passati ad un esperimento su topi infettati con la P. gingivalis, osservando dopo alcune settimane segni di infezioni e deterioramenti al cervello simili a quelli individuati nei pazienti ai primi stadi di ‘demenza’. I test di laboratorio hanno dimostrato che i gingipains interagiscono negativamente con proteine chiave, come la beta-amyloide e la proteina Tau, creando i tipici “grovigli” di queste proteine che si accumulano nei neuroni dei pazienti con Alzheimer. I ricercatori hanno messo a punto un nuovo farmaco inibitore, prodotto dalla stessa Cortexyme e denominato Cor388, che nei topi ha bloccato l’azione dei gingipains, curando la P. gingivalis e le infezioni del cervello. Un farmaco orale che si è rivelato più efficace di un’alta dose di antibiotico ad ampio spettro. Ora lo si sta sperimentando per la prima volta su un campione di malati di Alzheimer per vedere se può rallentare o fermare la progressione della patologia (ulteriori informazioni sullo studio clinico al link www.GAINtrial.com).

“Troppo spesso, nella mia lunga carriera di sviluppatore di farmaci, ho assistito alla creazione di speranze nei malati e nelle loro famiglie, per vederle poi ridotte in frantumi dopo studi clinici falliti o inconcludenti”, commenta Paolo Baroldi, un farmacologo clinico con 35 anni di esperienza che vive in Usa e che non è coinvolto nella ricerca. “Tuttavia, questo nuovo approccio all’Alzheimer merita, con tutte le cautele del caso, una grande attenzione, per la serietà scientifica dell’ipotesi che lo supporta. I risultati dello studio sono attesi nel 2021: sono molto curioso di vederli”.

REP.IT

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