Forza Italia Viva
Il gran finale di questo “nuovo inizio” ha il sapore stantio dell’elogio a Silvio Berlusconi, e, udite udite, a quel che ha rappresentato in questo paese, senza tanti se e tanti ma. Proprio un elogio, che lo colloca di diritto nel Pantheon di questa novella “Forza Italia Viva”. Sentitelo Renzi, sul palco della Leopolda, che ne parla come di un “modello” per un quarto di secolo, in quanto “destra europea, popolare e liberale” in Italia, modello tradito solo oggi dalla partecipazione del Cavaliere alla manifestazione di San Giovanni. E dunque l’invito, a quanti ci hanno creduto, a “venire con noi”.
Proprio così. Basterebbe, se proprio uno avesse smarrito la memoria, una telefonata alla Merkel o a Sarkozy, o a uno dei tanti leader della destra europea, per ricordare ciò che il berlusconismo è stato, ovvero l’anomalia italiana nella destra europea: moderato o estremista, a seconda degli interessi politici, economici o giudiziari del momento. Il “modello” è colui che, negli ultimi dieci anni, compie la scelta moderata di Monti, per poi scaricarlo come “servo della Merkel”, che rielegge Napolitano per poi urlare ai colpi di Stato, che vorrebbe la grazia per poi marciare sulla procura di Milano, che, altra amnesia, fa il “patto del Nazareno” tranne poi risuscitare l’alleanza con la Lega sovranista, tanto per ricordare gli anni in cui il nostro lo ha visto da vicino. E che, in questi anni, si è pressoché estinto perché abbandonato dal ceto medio piegato dalla crisi, perché in Italia, come in tutto il mondo, i moderati si sono “arrabbiati” e rivoltati contro l’establishment.
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