Manovra 2020, partiti all’assalto. Conte teme imboscate

di ANTONELLA COPPARI

Roma, 23 ottobre 2019 – Conte non ci sta a far la parte dello sconfitto. Il giorno dopo la ritirata strategica sul tetto al contanti e i pagamenti con le carte imposta da Di Maio e compagni, l’avvocato degli italiani rifiuta di darsi per vinto e assicura che tutto è sotto il suo controllo. Sì, va bene qualcosa è stato concesso ma sul carcere per i grandi evasori, fiore all’occhiello per i grillini, “c’è unità d’intenti” e, in ogni caso, la sostanza resta quella che aveva deciso lui: con questa manovra vengono gettate le basi per la “modernizzazione” del Paese. Nessun ricatto degli alleati: anzi, ben venga la discussione con le forze di maggioranza, che serve a raccogliere sensibilità diverse, senza però deragliare: “Non temo il confronto parlamentare – avverte – ma la manovra non può essere stravolta”.

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Naturalmentele cose non sono né così semplici né così facili: tanto per cominciare lunedì notte a Palazzo Chigi non è stato firmato un accordo di pace bensì una tregua. È vero che sui tre punti reclamati dal leader M5s un’intesa è stata trovata ma non priva di spine: la prigione per chi froda il fisco ci sarà ma tra i 5 Stelle che vogliono inserire tutte le norme nel decreto legge fiscale e il Pd che preferirebbe una legge meno propagandista e più meditata permane la distanza.

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