La palla Brexit finisce nella Manica
“Sta a Londra fare chiarezza sui prossimi passi”. Michel Barnier rilancia la palla oltre la Manica. All’indomani dello stop alla Brexit arrivato ieri da Westminster – con un sì all’accordo e subito dopo il no all’iter sprint proposto da Boris Johnson sull’esame degli emendamenti – i leader europei sono in panne. Non sanno più che fare con la Gran Bretagna. Eppure sembrava così semplice: rinvio al 31 gennaio come previsto dalle due risoluzioni approvate dal Parlamento britannico e come si intende anche nelle lettere – pur contraddittorie – inviate da Johnson a Bruxelles sabato scorso. Invece niente mai è semplice quando la decisione deve essere presa dai 27 Stati membri.
Non c’è una posizione comune tra i leader Ue, a partire da Germania e Francia. Angela Merkel fa subito sapere di essere disponibile ad accordare una proroga al 31 gennaio. Emmanuel Macron invece non è d’accordo, come sempre il presidente francese si ritaglia una posizione diversa e divisiva. Ieri a mezzanotte la sua ministra agli Affari Europei Amelie de Montchalin si è affrettata a comunicare la posizione dell’Eliseo: al massimo un rinvio “tecnico di qualche giorno, per permettere al parlamento britannico di completare la procedura parlamentare”, ma “al di fuori di questa prospettiva, è esclusa un’estensione intesa a risparmiare tempo o a ridiscutere l’accordo”.
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