L’allarme di Di Matteo e Ardita: “Dopo la Consulta sull’orgastolo ostativo, la mafia si può riorganizzare”
Di parere opposto è Armando Spataro, anche
lui storico magistrato oggi in pensione che ha contrastato con
importanti indagini le mafie e il terrorismo. Quella della Consulta,
dice l’ex capo della procura di Torino e ex procuratore aggiunto a
Milano, è una sentenza “assolutamente condivisibile, che non introduce
alcun automatismo favorevole ai mafiosi condannati all’ergastolo,
rimettendo alla magistratura di Sorveglianza l’accertamento della
dissociazione da logiche mafiose di simili detenuti”. Ed inoltre,
elemento di non poco conto, “rispetta i “principi fondamentali sottesi
alla finalità di recupero del detenuto”. Per questo, dice Spataro,
“spero non vi siano da registrare le solite reazioni di chi parla di un
regalo alla mafia, il che sarebbe sbagliato pensando a chi la mafia l’ha
contrastata sapendo che anche il mafioso può cambiare”.
In una
posizione intermedia c’è Alfonso Sabella, in passato nel pool antimafia a
Palermo. La sentenza, dice, “nella sostanza cambierà pochissimo: si
tratta di una decisione “equilibrata e intelligente” perché “lascia uno
spazio per mantenere inalterato l’istituto” e allo stesso tempo “dà una
chance all’ergastolano”.
Ma il punto è un altro, secondo Sabella: serve un intervento del Parlamento perché è necessaria una “norma salvamagistrati”. In sostanza, se si dà ad un solo magistrato la discrezionalità di valutare se è a favore o contro un permesso, lo si espone troppo. Dunque serve una “competenza collegiale” per non “personalizzare la decisione” e “diluire le responsabilità tra i magistrati e quindi proteggerli”.
L’HUFFPOST
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