La strana storia del quartiere ebraico di New York che vive solo grazie ad Amazon



Legati inizialmente a quel Modern orthodox judaism che ha cercato di sintetizzare (negli Stati Uniti meglio che altrove) i valori ebraici e l’osservanza della Legge con il secolare mondo contemporaneo, ma piano piano soppiantati da gruppi, famiglie e comunità ultra-ortodossi. La svolta definitiva è dei primi anni Ottanta, quando Borough Park diventa un vero e proprio quartiere ultra-ortodosso, diviso tra le varie famiglie hassidiche (o chassidiche) arrivate dalla Galizia, dalla Polonia, dall’Ungheria, dalla Bielorussia e dall’Ucraina, ma unito nel rifiutare per motivi religiosi le contaminazioni del mondo di oggi.

Pochi potevano dunque immaginare che in queste strade – dove le donne vanno in giro solo con la tradizionale parrucca e con le altrettanto tradizionali gonne lunghe, in questa comunità mediamente povera, dove ci si arrangia con piccoli negozi e diversi lavoretti, dove bambini e ragazzi frequentano scuole religiose ma non andranno al college, dove dal venerdì pomeriggio tv e computer devono essere spenti – si nascondesse il commercio più moderno possibile.

Quando a inizio settembre BuzzFeed, uno dei più seguiti siti di news on line, ha per primo rivelato il segreto del 11219 , Amazon si è rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda riguardasse l’argomento. La notizia è stata però ripresa da pubblicazioni locali (come Jewish Life) diventando argomento di discussione e anche di salaci battute all’interno della comunità. Che in termini economici ne ha tratto – e probabilmente ne trarrà ancora di più in futuro – indubbi vantaggi.

Yisroel, che ha chiesto a BuzzFeed di essere identificato solo così per motivi di privacy, possiede un magazzino dove ferve l’attività. Diversi operai, alcuni ortodossi, in maggioranza “latinos”, lavorano alacremente sui tavoli con grandi pacchi che vengono riempiti di merce e imballati con rotoli di nastro adesivo. Yisroel è cresciuto a Boro, ha studiato alla Beth medrash govoha (istituto ebraico nel New Jersey, conosciuto come “the Harvard of yeshivos”) la più grande scuola per studi talmudici fuori da Israele e fino a pochi anni fa era convinto di voler diventare un rabbino. Sposato e con otto figli da mantenere nel 2013 ha deciso che era giunto il momento di trovare un lavoro più redditizio.

La sua era una situazione simile a quella di molte famiglie della comunità. Borough Park, che negli ultimi quaranta anni ha accentuato la sua essenza ultra-ortodossa tanto da venire definito “suburb to shtetl” dal nome dei piccoli villaggi ebraici dell’est europeo spazzati via dai pogrom e dall’Olocausto, nel 2000 si è guadagnato il soprannome di “Baby boom capital” per l’alta natalità e le famiglie con sei o più figli sono quasi la norma. E questo in un quartiere dove il tasso di povertà è il più alto di tutta New York (il 28 per cento dei residenti vivono al disotto della linea dei poveri) accresce le già complicate difficoltà economiche.

Yisroel è stato uno dei pionieri, ma negli ultimi cinque anni il numero degli hassidici di Boro che si sono messi al servizio di Amazon si è rapidamente moltiplicato, trasformando altrettanto rapidamente l’economia del quartiere. Il motivo è semplice: per vendere come fornitori terzi su Amazon non occorre avere particolare esperienza nel commercio e soprattutto non occorre fare investimenti in negozi reali (con relativi costi a iniziare da quello dell’affitto). Inoltre, cosa che ai membri della comunità non dispiace affatto, permette di gestire quasi tutta l’attività in modo anonimo, avendo contatti con clienti invisibili, usando principalmente posta e posta elettronica o utilizzando società di consegna pacchi.

«Amazon non chiede e non è interessata al tuo curriculum, la tua foto che scegli non è affare suo, l’investimento è minimo e puoi lavorare tranquillamente anche dalla tua camera da letto», ha raccontato ai media americani Sam Friedman, uno dei nuovi businessman di Boro che lavora con molti venditori di Amazon. Inoltre, se Amazon prende a suo carico imballaggio e spedizione, secondo alcune recenti interpretazioni della legge ebraica, i proprietari dei magazzini di Boro possono gestire le loro attività sia durante la festività del sabato, sia in feste comandate come Rosh Hashana, Sukkot e il capodanno ebraico senza violare la prescrizione contro il lavoro nei giorni sacri. E così uomini religiosi che erano abituati a trascorrere gran parte della propria giornata a studiare il Talmud e a pregare e donne che erano abituate a occuparsi tutto il giorno dell’educazione e della crescita dei numerosi figli, hanno trovato, grazie a un’azienda che più moderna non può essere, la possibilità di diventare a tempo pieno commercianti di successo.

Una nuova attività che ha finito per cambiare anche la mappa degli edifici del quartiere, dai vecchi garage e dalle vecchie putride cantine che sono stati trasformati in magazzini per lo stoccaggio della merce fino al nuovo palazzo a sei piani che è diventato una specie di quartier generale dei venditori ultra-ortodossi di Borough Park, dove almeno cinquanta affittuari vendono la loro merce attraverso Amazon. Danny, 33 anni, ha spiegato perché è molto più comodo usare l’azienda di Jeff Bezos per vendere i prodotti elettronici nuovi, usati o “ricondizionati” che lui acquista da negozi che svendono o chiudono a New York e in New Jersey: «Se apri un negozio da queste parti avrai cinque massimo dieci clienti al giorno. Su Amazon ne hai subito mille e se vendi marche note venderai tutta la merce piuttosto velocemente. Una volta che inizi a vendere con Amazon è come una droga, non ne puoi fare più a meno».

Le merci che partono dal codice postale 11219 dirette in ogni angolo, anche il più sperduto, di Stati Uniti e Canada, sono di ogni genere. C’è chi vende articoli per animali domestici, chi vende integratori per la salute e il benessere, chi vende casalinghi di ogni tipo (piatti, bicchieri, pentole e via discorrendo), chi ha messo su imprese ancora più grandi e vende intere cucine, chi propone alimentari, prodotti di cucina kosher o tipici prodotti dei vecchi mercati ambulanti dello shtetl.

Nelle scorse settimane, dopo la diffusione dei dati pubblicati da BuzzFeed, un manager di Amazon ha finalmente ammesso (sia pure con l’anonimato perché non era stato autorizzato ufficialmente dall’azienda) che «siamo certamente consapevoli che esiste una significativa concentrazione di attività commerciali nei quartieri hassidici come Borough Park».

L’ESPRESSO

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