Caso Barr: contraddetti, ancora una volta, dagli americani

 Stando alla versione rivelata da una fonte qualificata all’Huffington Post, il capo del Dis, Gennaro Vecchione, consegna una versione dei fatti uguale a quella dell’inquilino di Palazzo Chigi, ribadendo che dagli 007 italiani non sono state forniti elementi rilevanti al ministro della Giustizia. E allora per quale motivo sono stati organizzati due incontri, uno ad agosto, e l’altro a settembre? E perché Barr fa sapere  in un’intervista a Fox che possono esserci “informazioni utili”? Vecchione tira dritto e conferma sulla stessa scia di Conte, la solita versione: non si poteva di dire no a un paese amico. Gli incontri si sono svolti a piazza Dante, sede del Dis, e nel secondo colloquio era presente anche il procuratore Durham. D’altro canto, come sussurra una fonte anonima, “può mai un capo dei servizi, nominato da un premier, fornire una versione dei fatti diversa?”. Solo una settimana fa Conte aveva sottolineato che “si trattava di un’indagine preliminare, altrimenti avremmo dovuto procedere per rogatoria”.  In questo quadro resta ancora poco chiaro anche un’altra questione: la modalità con cui Vecchione ha coinvolto i vertici di Aise e Aisi, Luciano Carta e Mario Parente. Sia come sia nelle tre ore di colloquio trova spazio un’altra domanda che viene posta al numero degli 007 italiani, ovvero sull’ultimo articolo del Finantial Times e quindi sul presunto conflitto di interessi  del premier Conte sul caso Retelit-Vaticano-Mincione. In sintesi, il presidente del Consiglio, poche settimane prima di diventare il capo del governo, avrebbe dato un parere legale a favore di Fiber 4.0, un gruppo impegnato a scalare Retelit. Raccontano che Vecchione ha spiegato per filo e per segno ogni singolo aspetto della questione, ma i contenuti della risposta sono rimasti top secret.

 Eppure dagli Stati Uniti arrivano notizie che sconquassano la difesa del duo Conte-Vecchione. Il ministro della Giustizia William Barr, che è stato per ben due volte in Italia per fare a pezzi l’inchiesta del procuratore Mueller su Donald Trump, in un’intervista al canale Fox, afferma che John Durham, il procuratore americano che sta conducendo la controinchiesta sul Russiagate,  ritiene che “potrebbero esserci informazioni utili all’indagine”. Ma non finisce qui. Secondo il membro del governo di Trump, “alcuni dei Paesi che Durham riteneva potessero avere alcune informazioni utili volevano discutere preliminarmente con me della portata dell’indagine, della sua natura, di come intendessi gestire informazioni confidenziali e via dicendo” “Inizialmente ho discusso queste questioni con quei Paesi e ho stabilito un canale attraverso il quale Durham potesse ottenere assistenza da loro”. Insomma, più che caso chiuso, canale aperto. Negli Stati Uniti l’inchiesta è già diventata penale. E allora vien da dire che sul Russiagate ci sarà ancora tanto da scrivere.

L’HUFFPOST

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