Rogo di plastica sulla via Emilia
Gualtieri sente Bonaccini. Una fonte del Mef spiega che “così come
l’ha messa lui sembra che la stravolgiamo, e non è quello che
succederà”. Via XX settembre pensa a degli aggiustamenti per venire
incontro alle difficoltà del governatore. Dalla sua rielezione passa un
pezzo del futuro del governo. Ma tutte le fonti Dem dell’esecutivo sono
concordi: la manovra non cambia. Uno dei massimi esponenti raggiunto al
telefono dall’Huffpost conferma: “Siamo aperti a modifiche parlamentari
che migliorino il testo. Ma difendiamo la struttura della manovra, su
quello non transigiamo, pur capendo che l’Emilia Romagna ha una sua
specificità”.
C’è l’esigenza di non mettere un dito nell’occhio a
Bonaccini. Ma anche quello di non prestare il fianco alle stilettate
renziane, respinte proprio in mattinata da Nicola Zingaretti: “Stop a
furbizie, ipocrisie, sgambetti, litigi, piccolezze”, ha scritto
l’inquilino del Nazareno, senza specificare un destinatario d’altra
parte immediatamente individuato da tutti. Gualtieri si attacca al
telefono. A lui la responsabilità di salvare capra e cavoli. Intorno
alle 18 si presenta davanti a una telecamera del Tg3: “Dobbiamo ridurre
l’utilizzo della plastica mono uso, non posiamo prima applaudire i
giovani in piazza per l’ambiente e poi non agire”. Poi la prudente
apertura: “Una misura che disincentiva la plastica mono uso è giusta,
poi occorre rimodularla bene e sono pronto a discutere con gli operatori
del settore”.
Il Tesoro fa l’esegesi del testo: “rimodularla bene”, non “rimodularla” tout court. Il che significa non chiudere a priori a aggiustamenti per un comparto che nella sola Emilia Romagna impiega 17mila addetti e ha un fatturato di circa 4 miliardi e mezzo, pensare a incentivi e un qualche tipo di compensazioni. Ma vuol dire anche non muoversi dal perimetro definito della legge di bilancio, al cui gettito la plastic tax contribuisce per oltre un miliardo. Eppure basta questo per far entrare nuovamente Renzi a gamba tesa. Il leader di Italia viva prende subito in mano Twitter: “Per 24 ore un fiume di polemiche contro di me. Ora retromarcia in corso sulle nuove tasse (plastica e auto aziendali). Bene! Apprezzo il buon senso del ministro Gualtieri. Per noi conta solo il risultato”.
L’ex rottamatore cavalca un cavallo che non sembra partecipare alla gara. La retromarcia è poco più che una manovra d’aggiustamento. “Non guardino noi – spiegano fonti vicine a Di Maio – Quella sulle auto aziendali è una cosa di Gualtieri. E sulla plastica in Parlamento migliorie se ne possono fare, ma è una norma di civiltà, non si torna indietro”. In generale i 5 stelle hanno ritirato fuori i pop corn che furono dell’ex premier e stanno a guardare uno scontro tutto interno al campo della sinistra, pronti a fermare lo smottamento solo qualora la ridotta del Pd dovesse cedere. “Quella norma è blindata – spiega una fonte pentastellata che sta lavorando al dossier – Non puoi togliere un pezzo di manovra che vale un miliardo, ne stravolgi la natura”. I 5 stelle spiegano che il lavoro di compensazione è già in corso, citano il credito d’imposta per la sostituzione dei macchinari che producano materiali eco-sostenibili, l’imposizione comunque molto bassa per chi produce imballaggi monouso.
Certo che lo strano asse fra Renzi e Bonaccini inguaia la situazione fronte Pd. Perché pochi guardano il dito che indica la plastica, e tutti puntano gli occhi alla luna che ha le fattezze dell’Emilia Romagna. Se cade la terra rossa, il governo potrebbe avere le ore contate. Enzo Foschi, vice segretario Pd del Lazio e molto vicino al presidente della regione, qualche giorno fa scriveva serafico su Facebook: “Se la Lega vince il governo non può durare. Tutti lo capiscono meno Di Maio”. Se, con la questione plastica in mano, ci si gira verso il quartier generale del capo politico 5 stelle e gli si pone la domanda, la risposta che si ottiene è tutta un programma: “Noi li stiamo già aiutando candidandoci. La gran parte dei nostri voti andrebbe al Carroccio”.
L’HUFFPOST
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