Matteo il furbo abbaia ma non morde
Matteo Renzi prova ad attirarsi le simpatie dell’elettore liberale facendo la voce grossa contro la manovra tutta tasse (alcune delle quali particolarmente odiose e onerose per il ceto medio e le imprese) del governo Conte e contro il premier stesso.
In un’intervista al Messaggero, Renzi lo chiama con malcelato disprezzo «l’avvocato Conte» e non esclude che la legislatura possa proseguire con un diverso premier, meno abusivo e inconsistente, si deduce dai toni, di quello attuale.
Sottoscriviamo ogni parola, ma non ci fidiamo a prenderlo in parola. Renzi che fa l’indignato per le troppe tasse è lo stesso Renzi che quelle tasse le ha proposte e avallate nel decreto del governo (che è istituzione collegiale) inviato ieri sera di fretta e furia al Senato? A occhio sì, è la stessa persona che con una mano firma le tasse e con l’altra l’intervista in cui dice che quelle tasse fanno schifo. Quindi è lo stesso Renzi di sempre, giocoliere di numeri, parole e poltrone.
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