E al Nazareno si sussurrò: “Magari si votasse”
Deve aver pensato “io l’avevo detto”. Perché ciò che, ad agosto, era il suo presagio adesso è la vita di tutti i giorni. Al punto che il governo ormai pare un calvario. E deve aver pensato che così proprio “non si riesce a governare”. E infatti Nicola Zingaretti, che i panni della novella Cassandra avrebbe volentieri evitato di indossarli, queste cose le ha pensate.
Eccolo, il film degli ultimi giorni. La plastica, le tasse sulle auto aziendali, Italia Viva e Cinque stelle che si comportano come se stessero all’opposizione. Ci mancava solo l’Ilva, altro immenso pasticcio targato Cinque stelle: “Così – hanno pensato in tanti al Nazareno – non si sa dove si andrà a finire”. Altro pasticcio, dicevamo. Annunciato. Perché in quel consiglio dei ministri in cui si si autorizzò la fiducia sul decreto imprese, Boccia e Provenzano, Cassandre pure loro, avevano lasciato agli atti la propria perplessità sul testo modificato al Senato, dove era sparita la norma sullo scudo penale per ArcelorMittal. Era la perplessità di chi vedeva, in questa modifica, la trappola, l’ennesima ordita dal capo dei Cinque stelle, che sta al governo ma si muove come se stesse all’opposizione di Conte: “Di Maio – hanno spiegato i ministri del Pd – ha autorizzato la correzione del testo che lui stesso aveva messo a punto lui stesso quando era al Mise. Di Maio due corregge Di Maio uno per un gioco politico”. È il gioco di chi non aveva la volontà di fermare l’ex ministro Lezzi, che proprio sull’Ilva, dopo aver perso la faccia sul Tap, si vuole costruire la sua candidatura alla presidenza della Regione Puglia, sostenuta dal capo politico dei Cinque stelle. Ed è per questo che, in sede di voto, il Pd, costretto a subire la modifica non si capisce perché e sempre in nome della ragion di governo, fece votare un ordine del giorno che “impegnava il governo a un tavolo permanete sul Taranto”.
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