Ilva, l’ultima mediazione sull’immunità: potrebbe essere estesa oltre Taranto
Scudo penale Ilva, Patuanelli: «Mittal ha sbagliato piano». Spunta la cordata alternativa con Jindal
di Fabio Savelli
Adesso sulla «linea dura» sembrano tutti d’accordo, pur con i distinguo che caratterizzano la maggioranza giallorossa. Il governo sarà «inflessibile» e non accetterà ricatti da chi gioca sulla pelle delle famiglie di Taranto, è il senso dell’ultimatum che Conte si prepara a scandire. Il premier, che si è studiato da giurista ogni cavillo, è determinato a smascherare il «bluff» di ArcelorMittal e convincerla a tener fede agli impegni presi. Con le buone, o con le cattive. Perché non c’è nel contratto alcuna clausola che giustifichi un recesso legato allo scudo penale. Come ha spiegato Stefano Patuanelli, il problema sono «i quasi 2 milioni» che il colosso perde ogni giorno per aver sbagliato il piano industriale. Per il ministro dello Sviluppo esiste solo il piano A: obbligare il gigante indiano a non fare i bagagli. i conti
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di Michelangelo Borrillo
«Mittal — ragiona il premier, preparando l’arringa — ha promosso una iniziativa giudiziaria per far accertare la legittimità del suo atto di recesso. Pensano di sfilarsi dagli impegni contrattuali in questo modo? Confido che ci ripensino, perché per loro sarebbe una battaglia legale durissima». Conte farà la voce grossa, ma al tempo stesso cercherà una mediazione. Si ragiona di decreti, però con cautela, perché la fronda del Movimento Cinque Stelle al Senato alla sola parola «scudo» minaccia l’incendio. «Ho una sola parola ed è no», ripete la senatrice Barbara Lezzi. Ma Di Maio si appella alla realpolitik: «La priorità è salvare i lavoratori». Il Partito democratico preme per la formula proposta dal ministro Beppe Provenzano: una norma generale, che garantisca tutte le aziende impegnate in opere di risanamento ambientale, senza che debbano rispondere penalmente di responsabilità pregresse. Se si riuscisse a sciogliere il nodo dell’ammissibilità, la norma salva-Taranto finirebbe nel decreto fiscale. Per Patuanelli la soluzione individuata «non serve», ma per salvare la città anche il responsabile dello Sviluppo è pronto a dire sì, «purché non sia una norma ad personam». In gioco c’è il Pil dell’Italia e anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha messo la faccia sulla battaglia campale del governo, intonando il celebre whatever it takes di Mario Draghi: «Dobbiamo fare di tutto per evitare un esito drammatico, costi quel che costi».
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