Franceschini invoca un nuovo patto con M5S e Renzi “o non c’è futuro”
“Il governo non è e non sarà mai disinvolto. Nessuna iniziativa di leader o di singoli esponenti potrà compromettere il senso di responsabilità e la forte determinazione nell’azione di governo”.
Il premier ha parlato anche delle relazioni che guidano il lavoro dell’esecutivo:
“Dobbiamo sicuramente affinare lo spirito di squadra e per questo chiederò uno sforzo aggiuntivo a tutti i componenti della coalizione governativa. Non è accettabile i risultati che stiamo conseguendo possano essere offuscati da singoli smarcamenti o specifiche rivendicazioni”.
Secondo Dario Franceschini quel che serve è “un patto di metodo”, tutte le modifiche alla legge di Stabilità “andranno preventivamente concordate” nella maggioranza. “Senza furbizie e in modo collegiale – avverte il capodelegazione dem a Palazzo Chigi -, abbandonando l’idea di voler sconfiggere il partner di governo. Perché i risultati sono un successo di tutti, e i problemi di tutti”. Anche per non ripetere i risultati del governo gialloverde “che infatti è andato a sbattere”. E anche se i due esecutivi “non sono paragonabili”, è chiaro che “negare la prospettiva di trasformare questa esperienza in una maggioranza politica, toglie un’altra parte del collante al governo” osserva realisticamente il ministro.
Per questo non si spiega come per le Regionali siano stati esclusi gli accordi tra 5 stelle e Pd. “Capisco la necessità di non imporli, non capisco perché vietarli e basta”, chiosa Franceschini riferendosi con evidenza a Di Maio. Così il ministro si chiede: “Senza questa somma di fattori, si può stare insieme solo per la paura di Salvini?”. E l’interrogativo diventa l’occasione per rilanciare un “secondo patto” basato sulla possibilità di “lasciare ai territori di valutare se ci sono le condizioni per evitare di essere gli uni contro gli altri” in quanto “gli elettori non capirebbero il motivo per cui a Roma siamo alleati e in periferia siamo contrapposti”.
E non si tratta di “un penultimatum, è una constatazione” perché “senza un metodo condiviso e senza una prospettiva comune non c’è futuro”, anche perchè “il Pd non ha collaborato alla nascita di questo governo solo per evitare l’aumento dell’Iva, cosa giusta ma non sufficiente”. Tuttavia “ipotizzare un altro governo dopo questo, per noi è tempo perso” e al momento Giuseppe Conte “fa il premier nel miglior modo possibile”. Tuttavia all’orizzonte si profila solo il rischio che il governo lavori per varare la Finanziaria per poi lasciare il passo al centrodestra e Salvini. Franceschini annuisce, ma rilancia: “Io vorrei arrivare con questa maggioranza fino al 2028, vincendo le elezioni nel 2023″.
Sull’affidabilità di Matteo Renzi nella maggioranza di governo, il ministro della Cultura spiega di non avere “titoli per distribuire patenti di affidabilità e mi appello alla buona volontà di tutti”. “Ma che qualcosa non funzioni, e non per colpa nostra, mi pare evidente, sottolinea Franceschini.
L’HUFFPOST
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