Bolivia, scontri e proteste a La Paz. Morales in esilio in Messico
Lo Stato boliviano è senza testa. Oltre Morales, si è dimesso il suo vice Alvaro Garcia Linera, i presidenti di Senato e Camera e anche il primo vicepresidente della Camera Alta. Tecnicamente le dimissioni del capo dello Stato saranno effettive solo quando ci sarà una loro approvazione da parte del Parlamento, la cui data della riunione non è stata stabilita.
Appelli alla moderazione e al rispetto della Costituzione rivolti alle parti in conflitto, sono arrivati da ogni parte: l’Onu, Osa, Unione europea (Ue) e la Cina. Russia, Messico, Uruguay, Venezuela, Cuba e vari organismi internazionali (Gruppo di Puebla e l’Alba, Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America) definiscono “colpo di Stato” l’obbligo di rinuncia imposto a Morales con il contributo decisivo dei militari. In Italia lo stesso ha fatto il M5s in una nota firmata dai senatori pentastellati della Commissione Esteri di Palazzo Madama, nella quale si condanna “con forza il golpe in Bolivia organizzato dall’opposizione di destra e dai militari”.
REP.IT
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