Diamo un saggio all’Europa

Diamo un saggio

Dal 1° novembre Christine Lagarde è presidente “effettiva” della Bce, mentre Ursula Von der Leyen è presidente di una Commissione “virtuale”. Se riuscirà a entrare in carica il 1° dicembre diventerà pienamente operativa in primavera e quindi saranno passati altri 5 mesi. Troppo tempo per le urgenze con cui siamo chiamati a confrontarci. Questo induce a talune riflessioni sulla “struttura” delle istituzioni europee che sono cruciali per rafforzare la nostra democrazia continentale. 

Staffette politiche e staffette tecniche

Mario Draghi si è congedato dopo otto anni di mandato il 28 ottobre con un encomio solenne di due presidenti della Repubblica (Emmanuel Macron e Sergio Mattarella) e di un cancelliere (Angela Merkel). Jean Claude Juncker è invece in prorogatio finché la Commissione europea sarà completata e approvata dal Parlamento Europeo. Malgrado Juncker abbia ben operato come presidente della Commissione, non è paragonabile a Draghi e per questo difficilmente al suo congedo ci saranno i massimi soggetti istituzionali apicali. Ritornando alle due “staffette”, esse evidenziano non solo la diversità dei due passaggi, con il primo lineare e il secondo ondivago, ma anche paradossalmente l’impronta “politica” forte del primo e la traballante andatura del secondo. Eppure il primo, quello della Bce, poteva apparire come un passaggio tra “tecnici”, mentre il secondo, quello della Commissione Ue, come un passaggio “politico”. Ma c’è di più perché nel suo discorso di congedo Mario Draghi non solo ha spiegato come e perché la Bce abbia operato negli otto anni passati, ma ha anche raccomandato su cosa (e come) le altre istituzioni europee dovrebbero impegnarsi nei prossimi 5 anni.

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