La sfida di Salvini. A Bologna pensando a Roma
di MICHELE BRAMBILLA
Matteo Salvini è un uomo che ama le sfide, e ieri ha voluto lanciare quella forse decisiva – l’assalto all’Emilia-Romagna – da un luogo simbolo della sinistra. Il PalaDozza, cioè il palazzo dello sport nel quale ha incoronato Lucia Borgonzoni
candidata alla presidenza della Regione, è intitolato al sindaco
comunista più amato, quello che esportò nel mondo il “modello Bologna“; è
il luogo in cui Enrico Berlinguer diventò, nel 1969, segretario del
Pci; è il luogo in cui Romano Prodi, nel 1996, lanciò l’Ulivo.
Insomma là dove si cantava Bandiera Rossa (o almeno biancorossa), ieri
il Capitano ha intonato Bandiera Verde. Se poi «la trionferà», è tutto
da vedere.
Resta tuttavia la sfida, il gesto ribaldo, l’occupazione sacrilega.
Salvini ha voluto dare alla sinistra emiliana – la più forte e radicata
in Italia – una sorta di avviso di sfratto: per adesso mi prendo il vostro luogo-simbolo, il 26 gennaio mi prendo anche le chiavi di un potere ultradecennale.
Un simile affronto non poteva non provocare una reazione della piazza:
che infatti c’è stata. Ma, per fortuna, tutto o quasi è filato via
liscio. La città era blindata, le preoccupazioni molte: ma, alla fine,
dei temuti incidenti c’è stato poco o nulla, e quel poco s’è risolto con
una scarica di idranti.
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