Un Paese paralizzato che non sa decidere
di Antonio Polito
Chi decide? Chi spinge il metaforico pulsante? Chi appone la fatidica firma? In un’Italia in cui tutti si dichiarano ansiosi di metterci la faccia, il decisore pubblico è in realtà paralizzato da molti anni. La paura delle Procure e della Corte dei Conti spinge chiunque abbia il potere di agire a soprassedere, a temporeggiare, ad aspettare che firmi un altro, a chiedere un «parere» che lo metta al riparo, in modo che la sua responsabilità si diluisca in quelle di altri dieci, per evitare di doverne rispondere un domani.
Immaginatevi la scena a Venezia, i due commissari del Mose nella notte
del disastro, chiamati a decidere se «testare» il sistema, mai prima collaudato, e vedere se funziona. L’ha raccontata Francesco Battistini sul Corriere
e dice tutto del problema che abbiamo: nel dubbio, hanno preferito non
rischiare. Poi magari non sarebbe servito a niente, magari avrebbe pure
peggiorato le cose: nessuno sa se e come funzionerà il complesso di
dighe mobili che dovrebbero proteggere Venezia dall’acqua alta. Ma di
certo sappiamo che quella responsabilità i due commissari non se la sono
presa. E, francamente, chi l’avrebbe fatto al posto loro?
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