A Piazza Affari Fca (-3,8%) sconta la causa Gm, Tim svetta sul Ftse Mib
Fca brucia 820 milioni di capitalizzazione
Sul FTSE MIB i riflettori sono puntati su Fiat Chrysler Automobiles, dopo che l’americana Gm ha fatto causa per corruzione nei
rapporti con il sindacato americano United Auto Workers. In una nota
Fca confermato che «si difenderà con tutte le forze», nella convinzione
che le accuse di Gm (-3% alla chiusura del 20 novembre a Wall Street)
«non siano altro che un tentativo senza basi di distogliere l’attenzione
dalle sfide proprie di quella società». Questa «sconcertante manovra
viene in un momento in cui Fca sta dimostrando di essere un concorrente
sempre più forte e continua a creare importante valore per tutti i suoi
stakeholders, implementando con successo la propria strategia di lungo
periodo. Ciò comprende il suo piano di fondersi con Psa», si legge nella
nota di Fca. Sulla vicenda si è espresso anche il Ceo Mike Manley: «Ci
tenevo a contattarvi personalmente per assicurarvi che non ci faremo
frenare da questa azione», ha scritto in una lettera ai dipendenti,
sottolineando che la società manterrà «alto il nostro livello di
prestazioni poiché ha chiaramente preoccupato alcuni dei nostri
concorrenti».
Per analisti JPMorgan Gm potrà chiedere 6 mld $
Gm
potrebbe chiedere alla rivale danni per almeno 6 miliardi di dollari,
cifra che potrebbe anche lievitare ulteriormente usando un diverso e
particolare metodo per calcolare i danni correlati al costo del lavoro.
E’ quanto si legge in un report di Ryan Brinkman, analista di JpMorgan,
secondo cui gli investitori potrebbero optare per acquisti sul titolo di
Gm man mano che emergeranno dettagli sulla causa. L’analista ha
comunque lasciato invariato il proprio giudizio su Fca, ovvero una
valutazione «overweight» con obiettivo di prezzo a 47 dollari per
azione. «Data l’attuale incertezza sulla validità delle accuse di Gm,
sulla tempistica di qualunque multa o sulla possibilità che sia ridotta
da un eventuale patteggiamento, non teniamo conto dei potenziali costi
nelle nostre valutazioni, ma riteniamo che questi sviluppi rappresentino
un rischio», ha scritto.
Riflettori anche su Snam ed Exor
Attenzione su Exor, nel giorno dell’investor day, e su Snam
dopo il piano al 2023: tra le altre cose il Cda ha alzato le guidance
sull’utile 2019 e ha previsto una cedola di 0,2376 euro per azione.
Riprende inoltre il piano di buyback, con una nuova tranche da 150
milioni. In cima al listino principale Telecom Italia,
sui massimi da novembre 2018 dopo che gli analisti di Barclays hanno
alzato la valutazione da «underweight» a «equal weight» con l’obiettivo
di prezzo passato da 0,52 a 0,65 euro per azione. In coda anche Cnh Industrial e Stmicroelectronics,
penalizzata dal tema dazi. Debole anche il lusso sulle tensioni a Hong
Kong. Fuori dal listino principale, continua a correre la Roma (+11%),
già ieri sostenuta dalle indiscrezioni di un interesse del miliardario
americano Friedkin a entrare nel capitale.
Spread BTp-Bund in discesa
Chiude la giornata in calo, sui minimi di seduta, lo spread tra BTp e
Bund
sul mercato secondario telematico Mts dei titoli di Stato. Il
differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari
durata tedesco fa segnare un’ultima posizione a 160 punti base, dai 165
del
finale della vigilia. Il rendimento del decennale benchmark italiano scende all’1,28% dall’1,30% dei riferimento precedente.
Andamento dello spread Btp / Bund
Petrolio in rialzo con voci di estensione tagli Opec
Sul mercato dei cambi, l’euro chiude
poco mosso a 1,1069 dollari (1,1059 ieri) e 120,19 yen (119,96), mentre
il rapporto dollaro/yen è a 108,59 (108,66). In deciso rialzo il prezzo
del petrolio sulle
voci di una possibile estensione dei tagli alla produzione da parte dei
paesi dell’Opec. Il future gennaio sul Wti sale del 2% a 58,15 dollari
al barile, mentre l’analoga consegna sul Brent guadagna l’1,89% a 63,58
dollari.
Il cambio euro / dollaro
In Usa invariato dato lavoro, sotto le stime
Il numero di americani che ha richiesto per la prima volta sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è rimasto invariato la settimana scorsa a 227.000 unità, un dato peggiore delle stime, visto che gli analisti attendevano un ribasso a 217.000.
Migliore delle previsioni invece il dato sull’attività manifatturiera nell’area di Filadelfia. L’indice Philadelphia Fed è salito da 5,6 a 10,4 punti a novembre, meglio dei 5 punti attesi dagli analisti.
ILSOLE24ORE
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