Risorge l’antisemitismo. Ma non in Italia
di VERONICA PASSERI
Roma, 22 novembre 2019 – In Italia l’antisemitismo è calato dell’11% rispetto a cinque anni fa. Proprio quando si riaccende il dibattito pubblico nel nostro Paese sulla presenza dell’odio nei confronti degli ebrei. In Europa invece l’antisemitismo cresce (e molto) nei Paesi dell’Est. A raccontarlo è un’indagine mondiale commissionata dalla Anti-Defamation League, una organizzazione ebraica internazionale che combatte “l’antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio”. Secondo l’indagine un cittadino europeo su quattro, il 25% della popolazione, coltiva pregiudizi antisemiti, ma il fenomeno è in diminuzione rispetto al 2015 in Italia e in Austria.
La ricerca, realizzata tra aprile e giugno scorso, spiega che nell’Europa dell’ovest – quella dei Paesi fondatori dell’Ue – ci sono pochi cambiamenti, ma nel Centro e nell’Est europeo si registra, rispetto al 2015, un forte aumento di pregiudizi anti ebraici: in Ungheria il 25% della popolazione sosterrebbe che gli “ebrei vogliono indebolire la cultura nazionale esprimendosi a favore di un maggior numero di immigrati in ingresso” e in Polonia (+11%) si riscontrano pregiudizi anti ebraici nel 48% della popolazione. Nella compagine europea, insomma, il gruppo di Visegrad, che si identifica spesso con le politiche più conservatrici, fa da traino a credenze antisemite. Tornano stereotipi secolari sugli ebrei che controllano gli affari e la finanza e che sono più fedeli a Israele che alla nazione in cui vivono. Antisemitismo in aumento anche in Ucraina (+14%) e Russia (+8%).
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