La macchina umana
di Massimo Gramellini
Sono la carcassa di un’auto finita in una scarpata tra Olbia e Tempio Pausania. Mi trovo in questo stato dal novembre di sei anni fa, quando un’alluvione investì la Sardegna e la strada mi mancò sotto le ruote. La persona che era con me è ancora viva grazie a cinque interventi chirurgici. Ma, accanto alla mia, giace un’altra carcassa: a bordo erano in tre e non si è salvato nessuno. L’anno scorso ci hanno sollevate dal greto del fiume per depositarci su un terreno poco distante, in cui continuiamo ad accumulare ruggine. Finché questa settimana la Guardia di Finanza ha scritto alla mia conducente miracolata e all’orfano delle persone dell’altra auto per invitarli a pagare il carro attrezzi e la rottamazione. Sì, avete letto bene: un braccio dello stesso Moloch burocratico che non ha saputo tenere la strada in buone condizioni, e che dopo sei anni non l’ha ancora sistemata né ha concesso un euro di risarcimento alle vittime, ha pensato bene di addossare l’onere di toglierci di mezzo ai sopravvissuti. Lo dico da macchina: mi auguro che a compilare l’ingiunzione di pagamento sia stato un algoritmo.
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