Persone scomparse, si cercano ancora 10mila italiani. E uno su cinque è un minore
L’analisi dei dati
La Relazione Annuale stilata dal Commissario Straordinario, il prefetto Giuliana Perrotta, muove da elementi impressionanti. L’analisi approfondita, svolta dall’Ufficio sulla scorta dei dati forniti dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento di P.S., riferiti al periodo 1° gennaio 1974 – 30 giugno 2019, mostra dati che allarmano. «La scomparsa di persone continua a destare preoccupazione nella pubblica opinione per la rilevanza del dato nazionale, attestato su circa 60.000 persone scomparse ancora da rintracciare alla data del 30 giugno di quest’anno. Dall’inizio delle attività dell’Ufficio, nel 2007, sono stati aperti oltre 20.000 fascicoli e sono state registrate dalle forze dell’ordine – dal 1974 al 30 giugno 2019 – 236.256 denunce. Sempre nello stesso periodo sono state raccolte 88.323 denunce di persone di sesso femminile scomparse, delle quali è stato ritrovato l’85% (75.244), anche se 1.020 senza vita. Ne restano da ricercare 13.079», scrive il prefetto Perrotta.
Aumentano i ritrovamenti
Dal 1974, anno in cui inizia la registrazione delle scomparse, al 2018, le denunce sono aumentate in maniera pressoché costante fino al 2014, allorché si registrano aumenti del 100%. Negli anni 2015-2017 il numero dei minori scomparsi raddoppia, mentre nel 2016 addirittura si triplica. Questo aumento è dovuto al massiccio incremento degli arrivi di migranti e, in particolare, al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) che si allontanano dai centri di accoglienza che li ospitano. Si passa infatti dalle 15.020 denunce di scomparsa (8.135 minorenni, 5.972 maggiorenni e 913 over 65) del 2014 alle 18.093 denunce del 2018 (10.685 minorenni, 6.484 maggiorenni e 924 over 65). Dal 1° gennaio 1974 al 31 dicembre 2018, emerge un sensibile miglioramento delle percentuali di ritrovamento degli scomparsi. Nel 2007, anno in cui è stato istituto il Commissario Straordinario, le percentuali di ritrovamenti erano intorno al 68,5%, ma negli anni successivi aumentano fino al 79,2% del 2015, per attestarsi intorno al 75% circa negli anni successivi.
Il primo semestre 2019
Analizzando i dati del semestre corrente emerge che le denunce totali nel primo semestre 2019 sono state 6.761, con un andamento costante, ad eccezione di un leggero aumento nel mese di giugno; il 66% degli scomparsi è di sesso maschile;il 54% degli scomparsi sono minori. Per quanto riguarda la cittadinanza gli scomparsi italiani sono il 56% a fronte del 44% degli stranieri. Tale percentuale si inverte se si esaminano le denunce di scomparse relative ai minori: i minori stranieri sono il 59% a fronte del 41 % di minori italiani. Le denunce di scomparsa di minori stranieri sono quindi ancora in numero superiore a quelle degli italiani, a dimostrazione che il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati che arrivano nel Paese e si allontanano dai centri senza lasciare traccia è ancora rilevante, benché in diminuzione rispetto agli anni 2015-2017. Al momento, nel primo semestre 2019 si registra una percentuale di ritrovamenti inferiore rispetto agli anni precedenti (63%). Tuttavia, il dato potrà essere valutato solo al termine dell’anno.
I motivi della scomparsa
Quanto alle motivazioni dei 6.761 casi di scomparsa, prevale l’allontanamento volontario: 5.074 casi, pari al 75%; l’allontanamento da comunità o istituto: 419 casi, pari al 6,2%; possibili disturbi psicologici: 423, 6,2%; sottrazione da coniuge (solo per i minorenni): 55, 0,8%; possibili vittime di reato: 22, 0,4%; causa non determinata: 768, 11,4% . Con l’entrata in vigore della legge n. 203/2012, nel corso degli anni si è consolidata la collaborazione fra le Prefetture e le forze dell’ordine sul tema delle persone scomparse. Ma molto, sottolinea il prefetto Perrotta, resta da fare
Le persone ancora da rintracciare
Le persone scomparse, dal 1974 fino al semestre in corso, ancora da rintracciare sono 59.044 di cui 9.907 italiani e 49.137 stranieri suddivisi secondo le seguenti fasce di età: 42.591 minorenni (2.515 italiani – 40.076 stranieri); 14.838 maggiorenni (6.020 italiani – 8.818 stranieri); 1.615 ultrasessantacinquenni (1.372 italiani – 243.stranieri). il 73% circa delle persone che complessivamente devono essere rintracciate è costituito da minori. Dei 42.591 minorenni da rintracciare dal 1974 al 30 giugno 2019, 2.515 sono italiani e 40.076 sono stranieri, che quindi rappresentano il 67% delle persone ancora da rintracciare. I minorenni scomparsi in Italia dal 2014 al 2018 sono stati invece 62.105, di cui ritrovati 31.097, ancora da rintracciare 31.008. Per quanto riguarda i minori italiani con riferimento agli ultimi 5 anni, le denunce sono state 14.793, ne sono stati ritrovati 13.495, mentre ne restano da rintracciare 1.298. Le regioni dove nel corso degli anni il fenomeno ha assunto maggiore consistenza sono la Sicilia (14.350), la Lombardia (4.306), il Lazio (4.236), la Calabria (3.650) e la Puglia (3.326). La valutazione statistica relativa agli ultimi 5 anni (2014-2018) evidenzia un leggero aumento di persone scomparse e quindi di minori ancora da rintracciare (circa 300 casi in più dal 2014 al 2018), anche se è confermato che gli allontanamenti dei minori si risolvono positivamente in breve tempo. Dall’incontro del 21 maggio 2019 per la Giornata internazionale dei Bambini Scomparsi, è emersa la necessità di dare impulso a strategie comuni e a “politiche di contrasto” più incisive per prevenire ed arginare il fenomeno dei minori scomparsi e tutelarli dalle diverse forme di abuso.
I minori stranieri non accompagnati
Secondo i dati forniti da Europol, nell’Ue spariscono circa 10.000 minori stranieri non accompagnati ogni anno. E solo pochi di loro vengono ritrovati. Le notizie diffuse da Missing Children Europe, il network che riunisce 31 organizzazioni non governative in 27 Paesi Europei, parlano di cifre ancora più alte: le chiamate per bambini scomparsi in Europa nel 2017 sarebbero state più di 189.000. Non è da sottovalutare il rischio di sfruttamento minorile in attività illegali da parte della criminalità organizzata, in particolare nel settore della prostituzione o nel traffico di organi. Dei momenti di formazione e di valutazione destinati agli addetti nei sistemi di accoglienza sono stati organizzati presso 5 Prefetture (Milano, Treviso, Napoli, Reggio Calabria e Ragusa) con la collaborazione dell’Associazione SOS-Il Telefono Azzurro e nell’ambito del finanziamento europeo Justice rivolto alla tutela e alla protezione dei Minori stranieri non accompagnati.
Corpi senza nome
Problematico il nodo delle persone di cui sono stati ritrovati i corpi senza che sia stato possibile attribuire loro una identità. A questo fine è stato istituito il “Registro Nazionale dei cadaveri non identificati” che, per la prima volta in Italia, ha consentito di poter visionare le informazioni disponibili alle istituzioni interessate. Dal 1974 ad oggi sono stati censiti 919 casi di cadaveri non identificati. Con il d.P.R. n. 87 del 7 aprile 2016 è stato emanato il Regolamento recante le disposizioni di attuazione della Legge 30.6.2009, n. 85, concernente l’istituzione della Banca dati del Dna.
L’identificazione dei migranti periti nei naufragi
Con l’incremento, negli anni 2013-2016, degli arrivi di migranti provenienti dall’Africa attraverso il Mediterraneo, si è purtroppo registrato un aumento dei naufragi, alcuni particolarmente tragici come quelli avvenuti il 3 e 11 ottobre 2013 a Lampedusa e il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, rispettivamente con 366 e 800 vittime. Già in precedenza, per l’identificazione dei corpi recuperati a seguito del naufragio di Lampedusa in data 30 settembre 2014, Il Commissario straordinario del governo aveva stipulato un protocollo d’intesa con l’Università di Milano: con tale strumento venivano definite, su base scientifica, le procedure da seguire nel confronto tra i dati ante mortem delle vittime – forniti dai familiari, e i dati post mortem, raccolti dalla Polizia Scientifica sulle salme, e veniva stabilito di contattare i familiari tramite la diffusione di appositi avvisi, messi a punto dall’Ufficio, con il supporto di organismi umanitari e di associazioni. Vista la validità delle procedure utilizzate per l’identificazione delle vittime di Lampedusa, nel luglio del 2015 è stato sottoscritto con l’Università di Milano un ulteriore protocollo d’intesa anche per le vittime del naufragio del 18 aprile 2015.
La Consulta
Con il decreto commissariale del 22 maggio 2019 è stata istituita infine la Consulta Nazionale per le Persone Scomparse. Presieduta dal Commissario, la Consulta è composta dai rappresentanti delle Associazioni nazionali dei familiari delle persone scomparse e dalle componenti istituzionali e del volontariato interessate al fenomeno ed ha il compito di assicurare un confronto permanente e continuo sulla tematica in discorso. «In conclusione, è arrivato il momento, dopo 12 anni, di riconoscere che questo non è una istituzione transitoria, per affrontare una emergenza circoscritta nel tempo, ma è una risposta ad un fenomeno in costante aumento che presenta caratteri peculiari per affrontare il quale è necessaria una continua attenzione», conclude il prefetto Perrotta. «Avverto come Commissario la responsabilità di fare tutto il possibile non solo perché neppure un solo caso di scomparsa sia trascurato o sottovalutato e perché aumentino ancora le già alte percentuali di ritrovamenti ma affinché di questo fenomeno si parli nelle scuole, nei convegni, sui media, affinché l’approccio alla complessa problematica che è dietro ogni caso di scomparsa sia sempre più evoluto, efficiente e qualificato e perché si pongano basi solide per un’attività di prevenzione di molti casi di allontanamento».
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