Di Maio minaccia la crisi di governo: l’esecutivo cadrà senza rinvio sul fondo salva Stati


Ma Di Maio non ci sta. La motivazione è in un documento che i parlamentari hanno condiviso con il leader, nel quale propongono una serie di modifiche. La più importante riguarda il comma 4 dell’articolo 12. Quello che contiene l’obbligo di inserire le Cacs single limb (Clausole di azione collettiva) nei titoli di Stato di nuova emissione. In sostanza si tratta di clausole che rendono più rapida una possibile eventuale ristrutturazione del debiti di un Paese.

Il premier prepara la difesa contro Salvini

Di Maio è da ore al telefono con i colleghi ma anche con i diplomatici, tra i quali il rappresentante alla Ue Maurizio Massari, che gli avrebbero assicurato che un rinvio è possibile. Solo un rinvio, spiegherà Di Maio al ministro Roberto Gualtieri, salverà il governo, «visto che il gruppo è contrario». In primavera, la riforma modificata si dovrebbe collegare, in una logica di pacchetto, a quella dell’unione bancaria. Ma anche qui si chiede una modifica. Ovvero no alla proposta tedesca Schöbel-Scholz: «Se passasse questa tesi — spiega Di Maio ai suoi — rischieremmo di far fallire il nostro sistema bancario e di vedere attivato il Mes per salvarci da una riforma che avremmo firmato noi stessi. Sarebbe paradossale. Un meccanismo folle e un rischio che non vogliamo correre». Bisognerà vedere se saranno d’accordo il premier e soprattutto il ministro dell’Economia Gualtieri che ha difeso a spada tratta il nuovo Mes. Conte sta raccogliendo documenti per smentire le accuse di Salvini e della destra, che considera «sciocchezze basate su una disinformazione incredibile». Lunedì porterà i verbali dei Consigli dei ministri e delle commissioni in cui si è discusso di Mes «in totale trasparenza e in presenza degli esponenti della Lega».

L’eurogruppo di mercoledì

La discussione tra i ministri delle Finanze nell’Eurogruppo, che si riuniscono il 4 dicembre, sarebbe ancora aperta, anche se in questi in giorni, durante la limatura dei testi, non è stata sollevata dall’Italia alcun tipo di obiezione. In particolare, come ha scritto ieri l’Agi, la discussione è ancora aperta sull’opportunità di introdurre un annesso sulla sostenibilità del debito e le Cacs in caso di ristrutturazione del debito. Se la bozza non ha subito modifiche significative rispetto all’accordo di giugno, alcuni Paesi, come la Germania, avrebbero avanzato ragioni costituzionali per rafforzare le disposizioni sulle clausole Cacs, che nella bozza di giugno venivano richiamate nel preambolo. Un altro gruppo di Stati membri, invece, vorrebbe escludere dal trattato l’annesso su sostenibilità del debito e clausole Cacs. Non è impossibile, dunque, che si decida un rinvio, anche se nessuno vuole riaprire i negoziati sui punti fondamentali. Bisognerà vedere la linea prevalente durante il Consiglio del 12 e 13 dicembre e se l’Italia deciderà di isolarsi sino alla possibilità, clamorosa, di porre un veto.

CORRIERE.IT

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