Non solo medici e ingegneri: nei prossimi 5 anni l’Italia avrà bisogno di 3 milioni di professionisti. Ecco i ruoli e i titoli più richiesti
Al di là dei titoli di studio, le competenze digitali saranno sempre più ricercate nei curriculum dei giovani candidati a un colloquio, visto che l’innovazione tecnologica sta cambiando il mercato del lavoro e le necessità che le imprese devono affrontare. Al contempo, anche dalle professioni più tecniche i dirigenti delle aziende si aspetteranno maggiori skill relazionali: come si legge nel report Excelsior, “lo sviluppo tech rende rapidamente obsolete le competenze tecniche apprese a scuola o durante l’università e richiede una forte integrazione con competenze trasversali (relazionali-cognitive-comunicative) quali il pensiero critico, la condivisione, la capacità di negoziazione, l’empatia e la cooperazione”. In altre parole, le abilità tecniche integrate con quelle relazioni e di business forniranno un vantaggio competitivo ai giovani che si preparano ad affacciarsi al mondo del lavoro.
Una previsione che risulta confermata dai dati sulle prospettive occupazionali offerte dai diversi settori. Più nel dettaglio, la digital transformation e l’ecosostenibilità condizioneranno i piani di assunzione futuri delle imprese. Se da un lato ricercheranno tra i 275 mila e i 325 mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali e social o relative agli sviluppi nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale o dei big data e delle tecnologie 4.0; dall’altro, avranno anche bisogno di oltre mezzo milione di esperti e professionisti di business e tecnologia green per cogliere le opportunità offerte dalla diffusione di processi produttivi rispettosi dell’ambiente, volti ad ottimizzare o ridurre l’utilizzo di materie prime.
Altre interessanti filiere che contribuiranno ad alimentare la domanda futura di lavoro saranno: “Salute e Benessere“, che cercherà tra i 361 mila e 407 mila lavoratori, prevalentemente figure di livello medio-alto in campo medico-sanitario e assistenziale; “Education e cultura”, che avrà bisogno di oltre 140 mila professionisti; “Meccatronica e robotica“, che potrebbe assumere fino a 86 mila lavoratori tra il 2019 e il 2023.
I profili più richiesti tra laureati e diplomati
Nei prossimi cinque anni le Università italiane sforneranno meno laureati di quanti ne avremo effettivamente bisogno. Il totale atteso è di circa 893.600 unità, mentre il fabbisogno della Penisola oscillerà tra le 959 mila e il milione: in altre parole ci sarà una carenza, che in media potrebbe essere compresa tra le 60 mila e le 120 mila unità. Certo, questa potrà essere in parte annullata dallo stock di laureati già presenti sul mercato del lavoro ma per il momento disoccupati. Tuttavia, non è detto che le persone che hanno completato l’Università negli scorsi anni avranno tutte le caratteristiche qualitative, tra competenze e titoli, richiesti nei prossimi cinque anni dalle imprese.
Detto questo, per alcuni indirizzi di laurea ci sarà uno scarto positivo tra fabbisogno totale e offerta prevista, quindi con una maggiore richiesta di profili rispetto a quanti si attende usciranno dalle Università. Come mostra la tabella sotto, i neo-laureati più ricercati saranno quelli dei settori disciplinari medico-sanitario, economico, ingegneria-architettura, giuridico e statistico.
Situazione inversa per i neo-diplomati per i quali si prevede un eccesso di offerta, vale a dire il sistema produttivo richiederà meno persone con questo titolo di studio rispetto a quelle disponibili. “A un’offerta prevista di 1 milione e 534 mila neo-diplomati corrisponderà nel migliore scenario possibile un fabbisogno totale pari a 941 mila unità”. Ciononostante, anche qui è possibile registrare una differenza positiva tra fabbisogno e offerta in alcuni indirizzi: amministrazione-marketing, costruzioni, elettronica ed elettrotecnica.
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