Di Maio: «Sul Mes non ci sono i numeri, decida il Parlamento». Scontro con Gualtieri

Gualtieri difende il testo, finché Di Maio, al culmine dello scontro con il ministro dell’Economia, lancia il suo avvertimento: «I numeri per approvare il Mes non ci sono. Il governo si deve fare da parte e lasciare al Parlamento sovrano una decisione così delicata». I dem sono stufi dei continui rilanci del ministro degli Esteri, lo esortano a smetterla di minacciare la crisi e lui chiede in cambio una risoluzione di maggioranza, che impegni il governo a seguire la rotta tracciata dal Parlamento. Rimostranze e pretese di cui il premier, per la forza dei numeri, è obbligato a tenere conto, visto che l’11 dicembre è in agenda un voto per mozioni ad alto rischio.

Leggi anche

Per disinnescare la mina, Conte si affida al ministro dell’Economia e al tempo stesso garantisce che «nessuna decisione diventerà definitiva senza l’approvazione del Parlamento». Così prende tempo e prova a spegnere i bollenti spiriti dei 5 Stelle «sovranisti». E Gualtieri, che era arrivato con una bozza di accordo, ne esce con un mandato pieno a trattare con i suoi omologhi europei. Il Pd esulta, perché il testo del Mes non cambierà e «dal tavolo è sparita la parola rinvio». Ma il ministro dem deve promettere lotta dura all’Eurogruppo di mercoledì e poi al Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, dove nessuno dei ministri delle Finanze dell’eurozona vorrà riaprire il negoziato. L’obiettivo dell’Italia è strappare miglioramenti al testo dell’Unione bancaria e ai cosiddetti documenti di accompagnamento del Mes. Evidente la speranza di favorire uno slittamento, invocando quella «logica di pacchetto» alla quale il governo ha subordinato il via libera.

Conte calca gli accenti sui pericoli dell’Unione bancaria: «Non firmeremo il Mes finché non otterremo piene garanzie». Posizione dura, condivisa da Leu. «Una linea saggia», commenta Roberto Speranza. E se la trattativa dovesse mettersi male, magari per la strenua resistenza della Germania che difende i suoi interessi? Gualtieri per i 5 Stelle dovrebbe porre il veto dell’Italia. Niente rinvio. Eppure, nel viavai di ministri, tecnici e portavoce, qualcuno ammetteva persino di guardare alla crisi politica di Malta, col retropensiero che una caduta del premier Muscat impedirebbe la firma del Mes nei tempi stabiliti.

Sparite le pizze dal tavolo, Franceschini spinge per la nota congiunta, così da vincolare tutti i partiti. All’una di notte, tutti a casa. La sfida comincia oggi. Alle 13 Conte sarà alla Camera, alle 15.30 al Senato. Dove il bis del redde rationem di agosto con Salvini — pronto a volare a Bruxelles per scongiurare che «l’Italia ceda nella battaglia» — si annuncia inevitabile.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.