Tra Confucio e Di Maio, Salvini crede nella spallata
“Questo governo sta in piedi per interessi esterni. Voglio vedere quanto durano. Una sconfitta dopo l’altra li faremo cadere”. Sono passate da poco le 18, nell’aula di Palazzo Madama si è concluso il secondo match fra Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte, e un gasatisissimo Stefano Candiani, uomo forte di via Bellerio, pascola nel Salone Garibaldi del Senato esternando una sicumera mai vista: “Vedrete, non potranno durare in queste condizioni”. Il dibattito sul Mes, la riforma del “Fondo Salva Stati”, è scivolata via con tanto di rissa finale davanti agli occhi di una scolaresca di Fermo. Eppure i leghisti sono convinti della spallata al governo. Alla buvette è tutto un “Conte è un bugiardo”, “domani sera guardate le Iene e vedete chi è il Pinocchio del governo”. E ancora: “Mangeranno il panettone, ma non la colomba”.
Questo è il clima in un lunedì pomeriggio da bollino rosso per la politica italiana e che riporta le lancette al 20 agosto scorso quando Salvini e Conte si sfidarono per l’ultima volta da membri dello stesso governo. Alle 15 il Salone Garibaldi del Senato ribolle di voce discordanti. C’è chi preconizza una crisi di governo dopo l’approvazione di bilancio, e chi invece si sbilancia, leggi alla voce
senatore Pd molto informato, “tutto può saltare già il prossimo 11 dicembre, ma noi fino all’ultimo medieremo nell’interesse del Paese”. Nel frattempo, alla buvette, Salvini addenta due piadine. A pochi metri l’altro Matteo, ovvero Renzi, fa lo show, tra un aneddoto e un altro ancora sul passato che fu. Il leghista Candiani passa e gli domanda: “Ma si paga il biglietto?”.
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