Non tutto può essere libertà di pensiero
Sono anni, infatti, che pezzi della destra rivendicano il «diritto» di dire tutto ciò che passa loro per la testa. E hanno sempre trovato qualcuno che la buttava in cagnara. O addirittura difendeva il revisionismo. Basti rileggere quello che diceva Roberto Castelli ai tempi in cui era addirittura ministro della Giustizia, contro l’idea di una legge europea contro razzismo e xenofobia: «La definizione che si sta dando a livello europeo del reato di razzismo e xenofobia ha tratti secondo me illiberali e incostituzionali. È un mostro giuridico definire questo reato il convincimento di essere superiore ad un’altra persona perché questa appartiene ad un’altra razza». Ansa 10 aprile 2002.
Di più: «Siamo molto preoccupati, perché qui si entra nel terreno minato della libertà di pensiero». L’antisemitismo? «Va contrastato innanzitutto sul piano culturale e non con direttive quadro, come quella sul razzismo e la xenofobia, che presenta il pericolo di coartare la libertà di opinione». Di più ancora: «In democrazia un cittadino deve avere il diritto di dire le sciocchezze più grandi che crede». E ci stupiamo che poi un professore rivendichi pubblicamente il «diritto» di dire cose spaventose completando, come scrisse Bernard-Henri Lévy, «l’opera di morte»?
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